sabato 5 novembre 2011

Articoli pubblicati da Paolo Gonzaga sulle elezioni tunisine, sito di SEL Lombardia, e sulle elezioni egiziane con uno sguardo particolare al rapporto tra salafiti e Fratelli Musulmani, pubblicato su Nena News

E ritorniamo con il link ad un articolo del nostro Paolo Gonzaga. Articolo pubblicato sul sito regionale di SEL Lombardia, sez. Internazionale e riguardante le elezioni tunisine. Ora Paolo Gonzaga fa parte del Forum Internazionale di SEL Lombardia, strumento di cui SEL ha iniziato a servirsi per approfondire le tematiche internazionali, in particolare riguardo al mondo arabo in fermento e alle rivoluzioni arabe....


Oltre a questo, il nostro Gonzaga, autore, ricordiamo, di un libro di grande successo pubblico sulla rivoluzione egiziana e sull'islam politico, inaspettato successo editoriale per una piccola casa editrice come Ananke, "Islam e democrazia-i Fratelli Musulmani in Egitto", ha pubblicato proprio sull'argomento delle elezioni egiziane, sul sito di Nena News, questo bellissimo articolo a cui mettiamo il link.


Ci aggiorniamo a prestissimo.

mercoledì 5 ottobre 2011

Perchè poi non si dica che non era evidente. Sulla crisi.

All'inizio della crisi nel 2008, Berlusconi rassicurava, Bersani ammoniva, personalmente condannavo e prevedevo: nel mirino c'erano i cosiddetti PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna), bene dicevo entro poco diventeranno PIIGS, con una I in più: quella dell'Italia. Perché: ma era troppo facile, con il debito estero in rapporto al Pil che superava già il 114% (oggi siamo ben sopra il 120%), un paese senza crescita e senza prospettive di crescita, con un idiota criminale come premier, che pensava che la crescita potesse essere riattivata con l'ottimismo, i sorrisi e in grandi opere già bocciate prematuramente come il "Ponte di Messina" (sic! solo per questo e per gli anni per cui ha proseguito ad insistere e regalare soldi di penali alle imprese amiche a cui aveva già appaltato, in qualsiasi paese un presidente così sarebbe stato defenestrato), o nell'energia nucleare soffocando quel settore invece fresco e in continua crescita che era il fotovoltaico, sapendo insomma che eravamo governati da banditi, e che questo poteva forse sfuggire a quella massa di idioti provinciali che compone gran parte del popolo italiano, ma non certo alle vecchie volpi della finanza e della speculazione, così come a tutto il mondo che ci osservava allibito, prevedevo giustamente che avremmo preso noi il posto della Spagna. E così accadde, la speculazione sembrò in un primo momento concentrarsi sulla Spagna, ma alle urla di Berlusconi, che quasi gridava: "Venite, venite, c'è un paese da depredare, ho quasi finito io, ma c'è ancora qualcosa, prendetevelo pure!" in cambio di qualche pacca sulla spalla e l'emozione del malavitosetto di periferia, bulletto che ha fatto carriera, di sentirsi rivolgere la parola tra i "Grandi". Non si accorgeva nemmeno, proprio come il contadino arricchito che va al club esclusivo e urla, spernacchia, e offre da bere, Berlusconi si faceva prendere in giro da tutto il mondo, la macchietta dell'italiano "pizza e mandolino" era racchiusa in lui, il suo credersi un eletto da Dio e non un servitore del popolo gli ha dato quella tracotanza, che, c'è da esserne sicuri, dimostrava durante i vertici internazionali, parlando dell'Italia come "cosa sua" e pensando che anche gli altri avessero la stessa attitudine verso la propria nazione, diventava intimo di coloro che tale concezione del potere avevano: Putin, Gheddafi, Mubarak...i suoi preferiti, poi quello della Bielorussia, ultracondannato per crimini contro l'umanità da tutte le agenzie per i diritti umani, amicone! Ed ora siamo al declassamento dell'Italia da parte delle agenzie di rating. Senza entrare in critiche profonde che ho da fare a questo sistema assurdo e fasullo che é diventata la finanza, ma stando al gioco, visto che per ora dobbiamo starci, finchè i rapporti di forza tra sfruttati sfruttatori non cambieranno (e in Italia potrebbe accadere che l'inizio della svolta sia il 15 Ottobre), vediamo che accadrà. Posso già dirlo: ora la Bce dice che "per l'Italia il rischio default é assai remoto anche se possibile". Scommettiamo che se Berlusconi non si dimetterà, visto che ormai è calcolato dai maggiori economisti "mainstream" su quasi 2 miliardi al giorno il danno d'immagine che Berlusconi provoca sui mercati, e non si dimetterà; arriveremo che si parlerà di "default da evitare a tutti i costi" (così è il politichese, quando diranno così vuol dire che dobbiamo preoccuparci per i pochi risparmi che abbiamo via, se ce li abbiamo) entro breve? Scommettiamo che l'Italia sarà sull'orlo del default e allora sì l'isteria diventerà difficilmente controllabile, entro pochi mesi? 6 mesi- 1 anno al massimo?
Scritto di getto, perdonate le imperfezioni, ma dovevo mettere giù questi pensieri. Poi glielo mostrerò a Vespa e alla corte infinita dei servi, a partire da quelli più nascosti e subdoli: "Il Corriere della Sera" in primis.

martedì 4 ottobre 2011

EMERGENZA CARCERI E LEGGE FINI-GIOVANARDI: dobbiamo agire subito!






EMERGENZA ENDEMICA DEL SISTEMA CARCERARIO ITALIANO, non sarà che abbiamo la legge sulle droghe più proibizionista d'Europa, e un sistema giudiziario classista? Per un falso in bilancio che può mandare in rovina numerose famiglie non c'è più reato,  i reati da "colletti bianchi" non vengono nemmeno perseguiti ormai in Italia se non da un pugno di magistrati eroici, che poi sono puntualmente attaccati come "toghe rosse" (lo sapesse il popolino che reitera il ritornello imparato in Tv che quei magistrati lo stanno difendendo dai soprusi di colui che vorrebbe una giustizia con severità accelerata verso il basso, cioè prigioni solo per cittadini normali, meglio se poveri)  perché il nostro infame Presidente del Consiglio Berlusconi è a capo di una associazione a delinquere che ovviamente mal tollera ogni legge che urti gli interessi dei suoi soci, ormai "padroni", pirati della finanza legati a doppio capo con le mafie e con le logge piduiste più corrotte. Ed intanto le prigioni si riempiono di poveracci! Il 37% per droga!!!

EMERGENZA CARCERI E LEGGE FINI-GIOVANARDI: dobbiamo agire subito!
L’emergenza carceri in Italia è un drammatico argomento di cui non si parla adeguatamente. Saggiamente il Presidente della Repubblica,  Napolitano, ha appena espresso la vergogna a cui si espone l’Italia trattando così chi viene a trovarsi in una situazione di carcerazione, spesso per reati minori o semplicemente in attesa di giudizio. (quindi per la giurisprudenza, da innocente, essendo ogni accusato colpevole solo dopo i 3 gradi di giudizio). Pannella digiuna chiedendo un’amnistia che sappiamo già essere impossibile. In un’Italia in rovina non può non venire a mente la celebre frase di Voltaire sul grado di civiltà dei popoli che si rispecchia nelle condizioni e nel livello di vivibilità delle prigioni nazionali, ed oggi in Italia secondo l’associazione Antigone, che proprio di carceri si occupa, la situazione è quella illustrata drammaticamente poco più avanti in questo articolo. La prima cosa da fare per ridurre questo affollamento viene indirettamente indicata ad un certo punto del rapporto, con la frase da me sottolineata: il 37% delle persone in carcere sono lì per violazione della legge sulle droghe, cioè la criminale legge Fini-Giovanardi.        
Al momento ci sono nei penitenziari italiani ben 67.174 detenuti ma solo 45.551 posti letto. Spesso i 'ristretti' trascorrono quasi tutto il giorno in celle minuscole, in condizioni igieniche precarie e a temperature altissime.
Le docce, spesso, sono utopia. Si possono usare a turno e solo per pochi minuti, poche volte alla settimana. Nel rapporto Antigone si legge che la popolazione carceraria è aumentata del 50% dal 2007 al 2010 (da 44mila a 67mila persone) ma le risorse a disposizione sono calate da 3 miliardi e 95 milioni di euro a 2 miliardi 770 milioni.[1]
Un 37% di persone è in carcere per violazione della legge sulle droghe”
E terminiamo così la citazione dell’ottimo rapporto dell’associazione Antigone, con un altro dato:  Nel rapporto si legge che la popolazione carceraria è aumentata del 50% dal 2007 al 2010 (da 44mila a 67mila persone) ma le risorse a disposizione sono calate da 3 miliardi e 95 milioni di euro a 2 miliardi 770 milioni.
Bene, se guardiamo all’impennata di incarcerazioni dal 2007 al 2010, (e ancora non ci sono i dati ma sta avvenendo in maniera esponenziale, per cui per il 2011 aspettiamoci numeri ancora più alti) coincide perfettamente con l’avvento della Fini-Giovanardi. E se vogliamo dei dati che indichino qualcosa in questo senso, ci sono “Fuoriluogo” e il “Forum Droghe”[2] che ci forniscono dei dati che parlano da soli . Ed ecco cosa ci dicono:
L’impatto della legge antidroga sul carcere:
- “Aumentano gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi: dal 28% del 2006 al 31% del 2010”
- “Aumentano le denunce, specie per art.73 (detenzione ai fini di spaccio): da 33.056 nel 2006 a 39.053 nel 2010. Di queste più del 40% (16.030), sono per la cannabis”
Poiché la Fini-Giovanardi stabilisce delle quantità massime per ogni sostanza oltre le quali qualsiasi detenzione è considerata ai fini di “spaccio”, [3] basta possedere 2 spinelli (per l’hashish la dose massima è 0,5, uno spinello esattamente), o 2 dosi di eroina, o poche più di cocaina, o 2 pastiglie di estasi e si è accusati di “detenzione ai fini di spaccio”. Grazie anche a questi numeri, possiamo immaginare la macelleria sociale che sta provocando questa legge: quanti poveracci che non fanno male a nessuno richiusi in carceri sovraffollate, dove probabilmente verranno in contatto con mafiosi e spacciatori di professione. La legge Fini-Giovanardi è una legge fabbrica carcerati, deve essere almeno emendata al più presto, prima che le carceri scoppino, tra l’altro restituendo molti agenti a compiti più seri, come la lotta contro le mafie che ormai prosperano tanto al Nord quanto al Sud.  
“Raddoppiano i detenuti presenti in carcere per l’art.73 (quindi per violazione della Fini-Giovanardi- ndr): 14.640 nel 2006 contro 27.294 nel 2010.”
“Raddoppiano gli ingressi dei tossicodipendenti sul totale degli ingressi: dal 27% nel 2006 al 28,4% del 2010.
Ecco che balza evidente che per trovare una soluzione al problema del sovraffollamento almeno una riforma della legge Fini-Giovanardi sia necessaria, in attesa di avere un Parlamento che possa fare una nuova sulle droghe e sostanze psicotrope in generale, che sia completamente opposta all’impianto repressivo della Fini-Giovanardi, che legalizzi la cannabis e applichi politiche di prevenzione e riduzione del danno per le droghe.
Una riforma possibile della Fini-Giovanardi sarebbe quella di eliminare le dosi minime e rimettere al centro il concetto di uso personale, che può anche essere abuso, ma non è spaccio. Che consenta l’assoluzione quando non ci siano prove di spaccio (e che la cessione tra amici non sia considerata spaccio) e che inoltre faccia differenza tra il piccolo spacciatore di strada o poco più, dal mafioso che traffica in grandi quantità. Anche per questo è necessario non solo legalizzare, ma incentivare l’autocoltivazione: con numerosi milioni di italiani che usano cannabis, le mafie perderebbero miliardi e miliardi di euro se i consumatori di cannabis potessero autocoltivarsela o comprarla da amici che la coltivano, o in negozi appositi.      
E allora spetta a noi consapevoli, ai cittadini, ai comitati, all’associazionismo, ai movimenti, agli operatori del settore, a tutte le persone ragionevoli, e non chiuse da cieco furore ideologico, alla società civile e ai partiti, chiedere la modifica della Fini-Giovanardi: togliamo la quantità minima, e vediamo quali altri aspetti della legge si possano modificare in senso antiproibizionista. Spetta anche ad un dibattito collettivo scoprire come e a che obiettivi realisticamente puntare oggi, nel quadro politico attuale, se invece non sia più conveniente puntare aad una legge nuova direttamente ma temo che i tempi non siano maturi. Ma muoviamoci, perché quello che accade è scandaloso, una vergogna per tutti noi. Muoviamoci perché chi è in cella in attesa di giudizio perché magari  fermato con 5 grammi di hashish non può più aspettare, non é giusto che debba ancora aspettare e tanti altri siano destinati in futuro ad altrettanto, perché avere delle prigioni perlomeno dignitose e rispettose sempre della dignità umana è una pre-condizione di civiltà. Costruiamo un grande movimento, che unifichi su questo tema tutti coloro che aderiscono a questa istanza di civiltà, la società civile, le realtà sociali e politiche....ad una lotta doverosa, e che ha senz’altro possibilità di successo, visto che ormai non c’è più nessuno che possa negare la condizione disumana in cui si trovano le nostre carceri. Amnistie e indulti oltre ad essere operazioni dal respiro troppo breve a volte sono anche dannose, oltre ad essere troppo lontane da qualsiasi possibilità di realizzazione. Perciò operiamo in questa direzione, concentriamo gli sforzi su questa battaglia, concentriamoci sul possibile in una situazione di emergenza: chiediamo la modifica della Fini-Giovanardi, con l’abolizione delle quantità minime, riduzioni di pena, e possibilità di auto coltivazione. Per iniziare una battaglia simile é necessario che ci sia una realtà, un partito, credibile e autorevole che offre visibilità alla lotta e credo che non possa che essere Sinistra Ecololgia Libertà, già da tempo impegnata seriamente su entrambi i fronti, sia il problema carceri, sia antiproibizionismo per la cannabis e riduzione del danno per le droghe. Proviamoci! 
Paolo Gonzaga


[1] Fonte: http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-da-tutto-il-mondo/972291-carceri-rapporto-antigone-aumentano-i-detenuti-e-diminuiscono-le-ri.html

[2] http://www.fuoriluogo.it


[3] In realtà meccanismo già bocciato dai referendum del 1993 con l’abolizione delle dosi minime previste dalla Craxi-Jervolino-Vassalli.

venerdì 16 settembre 2011

SULLA SINISTRA EGIZIANA GIOVANILE


Come promesso, riportiamo gli articoli che Paolo Gonzaga, uno degli autori principali di questo blog collettivo, sta pubblicando sul suo nuovo blog personale:

http://paologonzaga.wordpress.com/




Unione Giovani Socialisti 

Egiziani: i primi due comunicati  ufficiali


Voglio cominciare, parlando di sinistra in Egitto, da quella che é una delle novità più dirompenti sulla scena egiziana: i giovani della sinistra militante, ragazzi e ragazze attivi nei partiti o comunque nell’area della sinistra egiziana, che fanno attività studentesca, sindacale, di lavoro politico, sociale, culturale, e di opposizione alle logiche neo-liberiste di cui l’Egitto di Mubarak è stato un laboratorio mondiale. (anche se per rendere più comprensibile il quadro, accennerò anche a quelle che sono le formazioni principali della sinistra egiziana attuale) Questi ragazzi e ragazze si sono riuniti sotto la sigla “Unione dei Giovani Socialisti Egiziani” e sono stati i protagonisti della rivoluzione, anche se non sono in tanti a saperlo. Infatti i telegiornali di tutto il mondo erano troppo occupati a parlare di “rivoluzione di facebook”, per rendersi conto del sudore e del sangue versato da centinaia di egiziani di ogni classe sociale, ma in gran parte del proletariato urbano, perché se poi gli slogan sono diventati via via con il crescere ella rivoluzione più incentrati su democrazia e diritti, all’inizio si parlava più di pane e di rivendicazioni economiche e le basi della rivolta covavano da tempo nei distretti industriali attorno al Cairo, dove un operaio guadagna 700 lire egiziane al mese, cioè circa 90 euro al mese, e dove ancora oggi si sta lottando per portare questo che é il salario minimo a 1.200 lire egiziane, circa 140 euro. Invece tutti noi, grazie ai mass-media mondiali, conosciamo il “Movimento 6 Aprile”, che diede il via alla rivolta, e a cui bisogna comunque essere grati per il coraggio, la determinazione, la testardaggine e la preparazione con cui sono riusciti a far sollevare un popolo (movimento di cui parlo ampiamente nel mio libro sulla rivoluzione egiziana “Islam e democrazia – i Fratelli Musulmani in Egitto”) . La rivoluzione ebbe inizio infatti con la manifestazione che il “Movimento 6 Aprile”- composto da molti blogger e da giovani di ogni credo politico, quasi sempre laico, spesso semplicemente “democratici” – organizzava ogni anno in occasione della “Festa della Polizia” , una contro-manifestazione in sostanza, per denunciare le torture e gli arbitrii polizieschi. – Mi hanno personalmente confermato alcuni attivisti con ruoli di responsabilità nel gruppo, che con la manifestazione del 25 Gennaio di quest’anno ebbero un successo inaspettato, ma molti di noi non sanno che tra questi primi rivoluzionari, c’erano i giovani della sinistra, i giovani dell’”Unione Giovani Socialisti Egiziani”. Ancora non erano nati come sigla giovanile, e operavano in gruppi legati ai partiti e a movimenti della sinistra, nel Tajammu’ , nei giovani dei socialisti rivoluzionari, nei movimenti studenteschi e molto spesso in collaborazione con i giovani del “6 Aprile”. Molti non sanno che, quella saldatura sociale vincente tra studenti ed operai fu ciò che portò alla rivoluzione e che continua ancora oggi perché la rivoluzione non si é ancora realizzata appieno. La saldatura che portò a interagire e a far lavorare insieme, sin dal 2006 con i primi grossi scioperi operai ,giovani studenti, giovani disoccupati, giovani precari, e movimento operaio – in particolare inizialmente nel distretto industriale di Mahalla, ma poi presso tutte le città industriali che circondano Il Cairo e non solo, e a Suez. Oggi a Suez gli operai, ormai consapevoli dei propri diritti e finalmente liberi di formare sindacati indipendenti, diritti ottenuti dopo la rivoluzione, sono perennemente in lotta, issano degli striscioni con scritto “Gli operai hanno sempre ragione,  non il cliente”. La lotta per l’aumento del salario minimo si é fatta ancor più intensa. E’ quindi importante sottolineare il merito dei giovani socialisti e di sinistra che furono i primi, assieme al “Movimento 6  Aprile”, ad intraprendere questa strada che poi portò alla cacciata di Mubarak. Oggi i Giovani Socialisti lavorano assieme ai nuovi sindacalisti eletti liberamente ed entusiasti, decisi a fare al meglio il loro lavoro e arrabbiati perché dal punto di vista sociale ed economico gli egiziani stanno sempre peggio, la povertà aumenta e l’Egitto ha bisogno di un rapido e reale cambiamento. I giovani socialisti, comunisti, socialisti, della sinistra in generale, sono tanti, attivi, entusiasti e soprattutto, come vedremo dal primo comunicato, che ho l’onore di aver tradotto per loro, (così come il secondo), non hanno nessuna intenzione di lasciarsi indebolire dalle solite liti che avvengono nei e tra i partiti della sinistra. Infatti il principale, più antico e storico partito della sinistra Egiziana, “Al Tajammu’ al Taqaddumi”, “Il Raggruppamento Progressista”, chiamato da sempre e da tutti semplicemente “Tajammu’” (Raggruppamento”), la cui antica sede in centro del Cairo ho visitato più volte, e in cui fa bella mostra  una foto di Che Guevara assieme ai dirigenti egiziani del partito degli anni ’70, ha subito recentemente una scissione da cui é nato un nuovo partito che si chiama “Alleanza Popolare Socialista”. Poi c’è il piccolo “Partito Comunista Egiziano”, poi il “Partito Socialista Rivoluzionario” e sono in via di formazione altri partiti di sinistra. Ebbene, i giovani della sinistra hanno by-passato tutti questi partiti in cui la stragrande maggioranza di loro milita,  raggruppandosi in un’unione giovanile che gli permette, mantenendo la propria identità, di agire collettivamente aldilà degli interessi immediati delle varie nomenklature di partito. Questo lo vediamo con il primo Comunicato che hanno pubblicato sulla loro pagina facebook: http://www.facebook.com/notes/union-of-egyptian-socialist-youth/primo-comunicato-la-nostra-unione-%C3%A8-una-missione-rivoluzionaria-e-patriottica/259988260688953
Unione Giovani Socialisti Egiziani (Ittihad al Shabaab al Ishtirakii)
Comunicato di fondazione dell’Unione (16 Marzo 2011)
 Bayyan al Awwal…….: Primo Comunicato: La nostra unione è una missione rivoluzionaria e patriottica
Alla luce della marea rivoluzionaria che sta spazzando la regione araba, che scaccia giorno dopo giorno, un sistema dittatoriale dopo l’altro, per aprire le porte della libertà ai popoli oppressi del Terzo Mondo, ci troviamo, noi giovani del movimento della sinistra egiziana,  davanti ad una responsabilità storica che mira a far tornare il movimento al suo posto naturale, nel cuore delle masse egiziane, lontano dal leaderismo elitario dei partiti tradizionali della sinistra esistenti, che hanno portato con loro, chi vuole incatenare il movimento dei giovani in questi partiti.
Noi annunciamo il nostro inizio con la fondazione dell’ “Unione Giovani Socialisti Egiziani” e affermiamo l’importanza di questo passo, nei confronti della Contro-rivoluzione. Mentre siamo pronti ad affrontare qualunque assalto alla Rivoluzione del popolo egiziano -nel cui cuore, nel cuore ci sono i giovani, il 25 Gennaio –  da parte dei residuati del partito di Mubarak, e dei delinquenti della Sicurezza Nazionale, ora sciolta, in aggiunta a degli uomini d’affari che compiono ogni sforzo per mantenere un sistema che realizza i loro interessi di classe, e sono pronti a cooperare con i residuati della Sicurezza di Stato, per compiere qualsiasi cosa pur di mantenere il sistema che gli permette di mantenere queste differenze enormi con i poveri, e non accetterebbero mai altro che un sistema che favorisca loro.
Questa è in aggiunta alle forze oscure che hanno iniziato a muoversi in forma più organizzata nel tentativo di rafforzare il loro controllo sulla strada egiziana, approfittando del denaro, dei canali satellitari e dei sentimenti religiosi, diffusi presso tutto il nostro popolo egiziano.
Nonostante tutto questo, nonostante i grandi cambiamenti rivoluzionari che avvengono in Egitto in questo istante, noi notiamo con tristezza, un eccesso di frammentazione. La sinistra si è divisa sui due livelli: organizzativo e politico, e si è notata l’assenza di una visione strategica per l’unione delle forze della sinistra, sia a livello organizzativo che teorico, oltre all’accettazione di numerosi dirigenti politici dello stato di fatto, di gente che adora la scuola dell’ opportunismo politico, che ha già ucciso l’intera organizzazione giovanile negandole il diritto un certo numero di voti aggiuntivi nel Comitato Centrale, come è accaduto in uno dei partiti della sinistra.
Partendo da questo, abbiamo compreso, e siamo una parte dei giovani della più ampia corrente della sinistra, che abbiamo l’opportunità, con la fase attuale, di aprire un’ampia prospettiva per sviluppare un progetto giovanile di sinistra, lontano dalla tutela dei partiti e delle organizzazioni tradizionali, i cui dirigenti hanno portato all’incatenamento del movimento giovanile, come anche ci hanno portati a lottare in isole separate lontane l’una dall’altra. E che ciò sia avvenuto per divergenze personali o per errori organizzativi, la colpa non è comunque nostra.
E ancora questi dirigenti, nonostante la rivoluzione del 25 Gennaio sia stata accesa dai giovani, persevera a voler esercitare la sua tutela sui giovani della sinistra, nei suoi partiti e nelle sue rigide organizzazioni, e persevera a non voler lasciare alcuno spazio agli elementi e ai quadri giovanili di guidare o nemmeno partecipare alla dirigenza di questi partiti e organizzazioni. Noi perciò, persuasi dell’incapacità di questi partiti di esprimere i nostri sogni, e ambizioni, noi giovani della sinistra d’Egitto, per nostro senso di responsabilità  verso la nostra patria e verso la nostra area politica e la nostra convinzione nel ruolo che deve svolgere la sinistra presso il popolo egiziano in questo periodo, che è un ruolo che non può essere svolto attraverso i metodi tradizionali di questi partiti e di questi dirigenti; noi siamo certi che la fondazione di una unione dei giovani in cui si uniscono tutte le forze della sinistra, lontani dalla tutela delle leadership di questi partiti – con il diritto di ogni compagno/a a mantenere la propria appartenenza di partito o organizzazione – sia divenuta una missione rivoluzionaria e patriottica
Unione Giovani Socialisti Egiziani
Da questo primo comunicato possiamo facilmente percepire la determinazione di questi giovani, che sono gli unici a vivere nei quartieri popolari e a svolgervi attività politica, oltre agli islamisti. Perciò se non vogliamo un Egitto islamico stile Arabia Saudita o simili, vista anche la tendenza ultra-reazionaria presa recentemente dalla principale forza politica del paese, i Fratelli Musulmani,recentemente divenuti alleati dei “salafiti”, che nel loro estremismo e fanatismo proclamano apertamente il loro disprezzo per la democrazia, dovremmo trovare il modo per esprimere almeno la nostra solidarietà a questi/e giovani/e che sognano un altro Egitto, un Egitto rivoluzionario, che stando al loro secondo comunicato, a me piace molto:
COMUNICATO 9/9  IL POPOLO HA DECISO LA CADUTA DEL REGIME
Sono passati sette mesi dalla vittoria della prima ondata della rivoluzione, con la destituzione della capo del regime, Hosni Mubarak,  e la rivoluzione non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi; gli obiettivi per cui si è scesi in piazza, e per cui è stato versato il sangue dei nostri martiri e dei nostri compagni, che hanno lottato per realizzarli. Anzi, al contrario, la Contro-rivoluzione ha riorganizzato le sue fila in tutto questo periodo; periodo nel quale le forze islamiste e il Consiglio Militare hanno giocato un ruolo di diffamazione delle forze rivoluzionarie, di quelle forze che vedono chiaramente che la rivoluzione non è finita e non finirà sino a quando saranno realizzati i suoi obiettivi. Il sistema è ancora lo stesso dell’epoca di Mubarak, ancora al servizio della classe capitalista che succhia il sangue dei nostri poveri, rimangono miliardi di dollari a favore dei ricchi, mentre viene diminuito il supporto ai poveri, e non pagano i salari e per le pensioni mentre le libertà personali sono ancora falcidiate dai tribunali militari. Noi, dell’”Unione dei Giovani Socialisti” consideriamo il Consiglio Militare e il governo civile di Essam Sharaf, come una continuazione del regime di Mubarak, e sottolineiamo la necessità di radunarci tutti sotto lo slogan della rivoluzione “Il popolo vuole la caduta del regime”, confermando che noi abbiamo deciso davvero la caduta di questo regime con tutti i suoi simboli, di tutti quelli che vi hanno aderito socialmente, economicamente e politicamente.
Sottolineiamo che noi non accetteremo una mezza rivoluzione che non dà ai poveri egiziani i diritti che gli spettano, diritti sociali, economici e politici, che non garantisce l’equa distribuzione della ricchezza, che non garantisce una vera democrazia nel suo disagio sociale, e non accettiamo  nemmeno una democrazia ridotta al solo responso dell’urna elettorale. Non accetteremo una rivoluzione che non difende nella sua Costituzione le classi sociali popolari e che non offre possibilità di lavoro ai suoi giovani, che non garantisce l’indipendenza del suo potere giudiziario, non accetteremo una rivoluzione che impone una legge elettorale deforme che non consente agli egiziani all’estero il diritto al voto. Non accetteremo una rivoluzione che spedisce i rivoluzionari davanti alle Corti Militari e i criminali comuni alle Corti Civili. Continueremo nella nostra rivoluzione fino alla vittoria, cioè alla realizzazione completa degli obiettivi della rivoluzione.
Piazza Tahrir 9 Settembre
0128240175 – 0100913190 – 0123535994
http://www.facebook.com/egy.socialist.youth
Questo comunicato non é ancora stato pubblicato perché ho appena inviato la traduzione ai responsabili dell’organizzazione.
Trovo  che la determinazione a perseguire gli obiettivi della rivoluzione da parte di questi giovani sia meravigliosa, penso alla minaccia islamista che devono affrontare, partendo già sfavoriti in un paese estremamente religioso e dove la propaganda dei gruppi islamisti é continua, 24 su 24, avendo, oltre ad un fortissimo migliaia di moschee che gli fungono da palco politico.
Fine prima parte

by paologonzaga on settembre 13, 2011