domenica 12 dicembre 2010

Berlusconi, il controllo delle TV tradizionali e il Web.

Il governo, Internet, gli ascolti tv

IL governo Berlusconi non è certo amico di Internet e della banda larga. Forse perché Internet non è amico della televisione. Da novembre, Auditel fotografa le abitudini di quegli italiani che hanno in casa – oltre al televisore – anche una connessione alla Rete. Parliamo di 13,1 milioni di famiglie. Qual è la loro dieta, in termini di media?
La società “Barometro” di Luigi Ricci calcola che le famiglie Web guardano la televisione per 37 minuti in meno rispetto alle famiglie che non navigano (prime due settimane di novembre). Siamo di fronte all’equazione “più Web e meno tv”, dunque.
ReteUno soffre molto la concorrenza della Rete (intesa come Internet). Tra il popolo del Web, il più tradizionalista e rugoso canale della televisione pubblica registra una perdita del 4,46% di ascolti.
Ma soffrono anche due delle ammiraglie di casa Mediaset: Canale 5 lascia sul terreno quasi un punto percentale e Rete 4 ne lascia 1,63 (mentre Italia 1 ha più seguito tra quanti hanno Internet rispetto agli italiani senza: +1,44).
E’ logico pensare che – mentre Internet si fa media concorrente della tv – il management di Mediaset (come di ogni altra grande azienda) calcoli la “variabile politica”, oltre a quella tecnologica. Che cosa cambierà se e quando Berlusconi lascerà Palazzo Chigi?
garanzie
La domanda si fa più stringente perché il momento di più grande debolezza del Cavaliere (in politica) coincide con la grande debolezza di Mediaset e della stessa Rai, in termini di ascolti.

Guardiamo al periodo che più conta per la pubblicità. Nel periodo “di garanzia”, che va dal 12 settembre al 4 dicembre,  l’audience del duopolio è stato il più deludente degli ultimi dieci anni
Rispetto allo scorso anno, sono le reti Mediaset a soffrire di più, soprattutto nel prime time. Nel 2009, avevano il 38.1% di share, quest’anno sono al 34.5%.
Anche nel giorno (o day time), i dati non sono lusinghieri. Mediaset, dal 38.7% di share scende al 35.3%; mentre la Rai passa dal 38.4% del 2009 al 37.9% di questo autunno.
Dati che mettono un brivido a Viale Mazzini e a Cologno Monzese, quasi quanto la crisi politica che sta imperversando.

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