sabato 30 aprile 2011

1 Maggio May day: precari di tutto il mondo uniamoci! Reddito di cittadinanza!

San Precario
Il discorso sul reddito di cittadinanza e su un nuovo welfare che sappia cogliere il passaggio strutturale che è avvenuto e il cambiamento nel campo produttivo, con la fine del fordismo e dell'operaio massa e con l'avvento dell'epoca della globalizzazione e della precarietà. Oggi il mondo si divide in sfruttati e sfruttatori come sempre, solo che sono cambiati alcuni paradigmi rispetto all'epoca dello sviluppo del pensiero marxista, per questo motivo la sinistra tradizionale, perfino quella comunista, è arrivata in ritardo a comprendere che la precarietà era diventata la questione centrale. Perché precarietà vuol dire assenza di diritti e manodopera a basso costo, le tipologie di contratti si sono perciò moltiplicate, dividendo di fatto i lavoratori e atomizzandoli, anche fisicamente con la fine della grande fabbrica e la diffusione del lavoro immateriale, e si è anche scoperto che la precarietà non caratterizza solo i precari nel vero senso della parola, ma anche quelli che un tempo si consideravano garantiti (con buona pace degli Ichino, dei Renzi o dei politici di destra) come gli operai tradizionali, vediamo ora con la vicenda Fiat che tanto fisso il loro posto non è, che la precarietà è una condizione di vita tipica della post-modernità e della società liquida. Perciò è ora che un nuovo welfare, tarato sul nuovo paradigma è necessario, perché il welfare che vige oggi in Italia è ancora legato al vecchio modello fordista e totalmente escludente verso le nuove professioni e verso i precari, gli atipici, le "partite Iva", il welfare va perciò rinnovato, ma senza rinunciare a nessuna delle conquiste operaie del secolo precedente, come vorrebbero invece tanti sedicenti "modernizzatori!
Un soggetto politico che della precarietà, dei diritti dei precari, della lotta allo sfruttamento sta facendo una battaglia centrale, è San Precario, sempre più sindacato di base dei precari, e movimento che si distingue nella lotta alla precarietà. Vogliamo perciò alla vigilia della festa dei lavoratori, pubblicare un post del collettivo di San Precario, sulla manifestazione che ha avuto il merito di portare l'attenzione delle istituzioni, dei mass-media, del dibattito pubblico, il tema dei diritti dei precari. E questo fuori dalla narrazione della sfiga, (cosa di cui ci si deve liberare al più presto), ma in chiave rivendicativa e come espressione della rabbia e della creatività dei nuovi attori sociali delle metropoli, delle nuove figure del lavoro, degli operatori dei call-center, degli operai sociali del terzo settore, degli informatici, del lavoro immateriale....
La prima istanza è il reddito di base, universale e incondizionato, sganciato dal contratto di lavoro. Un nuovo welfare fatto di diritti per tutti e di accesso ai beni comuni. 
Invitiamo a leggere questo articolo sulla May Day dal blog di San Precario, post pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 30 Aprile 2011: http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/sprecario/

martedì 26 aprile 2011

PERCHE' SIA SEMPRE 25 APRILE

NO A VECCHIE  NUOVI FASCISMI, NO AD OGNI FORMA DI AUTORITARISMO. PRESERVIAMO LA MEMORIA.

Questo blog è ferocemente e tenacemente antifascista. celebriamo da sempre, da quando siamo piccoli il 25 Aprile come data fondante della Repubblica Italiana, basta sulla Resistenza e sull'antifascismo. Siamo infatti strenui avversari di Berlusconi e del berlusconismo che è una versione farsesca, grottesca e quasi caricaturale del fascismo, Berlusconi ha nelle sue liste e così la Moratti, una serie di personaggi apertamente neo-fascisti quando non neo-nazisti, Berlusconi, il PdL e la Lega hanno imbarcato la peggiore feccia neo-fascista di tutta Italia e ci ha ridotti ad essere l'unico governo europeo, assieme a quello ungherese probabilmente (che si è appena dotato di una Costituzione che farebbe la felicità di Berlusconi, in cui il governo decide tutto e magistratura e stampa sono sottoposti al controllo esplicito governativo, tutto questo nello scandaloso silenzio dell'Unione Europea) ad annoverare degli estremisti neo-fascisti al governo. E non è un caso che proprio questo 25 Aprile sia stato oggetto di ripetuti attacchi sparsi per l'Italia ai monumenti e ai simboli della Resistenza da parte di formazioni neo-fasciste che proliferano, coperte dall'ombrello protettivo del PdL. Lo stesso PdL che a Milano ha in La Russa uno degli esponenti più influenti, che candida un esponente neo-nazi espressione della peggiore mafia delle curve ultrà milanesi, in un abbraccio tra capi delle curve interiste e milaniste (che storicamente a Milano vanno di grande accordo ed anzi fanno affari insieme, attraverso una serie di attività economiche che vedono coinvolti i capi delle rispettive curve, uniti da intricati legami familiari e da una comune frequentazione 'ndranghetista, come provano una serie di indagini della Procura di Milano), che candida a sindaco una Moratti che non ha esitato a concedere con un colpo di mano che sperava passasse inosservato, una sede ai nazisti di Forza Nuova in pieno Corso Buenos Aires a prezzi irrisori in quanto considerati associazione benefica senza fini di lucro e pertanto equiparati ad associazioni serie e queste sì bisognose di sedi, tipo Emergency, Greenpeace, Action Aid, Islamic Relief, Save the Children ecc. oppure ad associazioni di base e di quartiere, queste ancor più bisognose di un minimo di spazi che questa giunta indegna   non ha mai voluto concedere, se non ai suoi amici della cricca di Comunione e Liberazione. E comunque i peggiori nazisti, tra i gruppi più violenti esistenti, gli Hammerskin, godono tutt'oggi di una sede vicino alla Stazione Centrale, ennesimo regalo della Moratti alla destra più estrema a violenta. Gli Hammerskin sono responsabili di una serie di azioni gravissime e violentissime in città, dimostrando che c'è una banda di  psicopatici a Milano che gira a massacrare la gente inneggiando a Hitler e gode delle protezioni, e diremmo anche connivenza del sindaco Moratti e della sua giunta.  Perciò crediamo che esercitare e diffondere la memoria sia un dovere oggi più che mai, in un momento in cui i valori dell'antifascismo e la stessa Resistenza si trovano sotto attacco, da parte di una banda di fascisti e di alcuni loro pennivendoli (a partire da Pansa per arrivare a Ostellino, passando per tante firme del cosiddetto "giornalismo" italiano). Non vogliamo ritornare poi all'attacco mosso dalla politica, con una destra eversiva, reazionaria e intimamente fascistissima, alla Resistenza e ad i suoi valori. Perciò vogliamo pubblicare questo bellissimo post del blog "south pork", con alcune riflessioni molto condivisibili e delle bellissime testimonianze di partigiani. Leggiamo e raccontiamo queste storie, manteniamo acceso il lume della memoria, e illuminiamo l'Italia con una storia che insegna tanto.
Tra virgolette mettiamo le riflessioni del blogger autore del post, successivamente seguono i racconti dei partigiani ed infine alcune mie riflessioni finali



25 aprile nero - Storie di fascismo e resistenza nell'Italia di ieri e di oggi

"Il fascismo non e' nato in un solo giorno, ci sono state tappe preparatorie, che ne hanno favorito la sua ascesa, chi non le riconosce o pur riconoscendole non lotta contro di esse facilita la vittoria del fascismo e ne e' complice.

I manifesti apparsi a Roma in questi giorni, non sono una bravata gogliardica, persone che fino a poco tempo fa si muovevano nell'ombra ora si sentono legittimati, escono allo scoperto.
La presentazione del ddl costituzionale per abolire la norma transitoria della Carta che vieta la ricostituzione del Partito nazionale fascista firmato da Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bonacin, Achille Totaro e Egidio Digilio (Fli che successivamente ha ritirato la propria firma dalla proposta a seguito di un colloquio con il coordinatore del partito Italo Bocchino), non e' una proposta senza senso, persegue un determinato disegno politico.
Remigio Ceroni che ha presentato la proposta di legge per modificare l'articolo 1 della Costituzione per rafforzare la centralita' del Parlamento, commenta cosi' la sua iniziativa: “Spesso ci troviamo, dopo aver approvato una legge, con il presidente della Repubblica che non la controfirma. Dobbiamo ripristinare gerarchia ed equilibrio dei poteri, in assenza del quale, si deve riportare l’ordine“. Di che ordine sta parlando il Ceroni???

Uno dei punti su cui fece forza Mussolini, fu quello del contrasto delle organizzazioni sindacali, non stiamo assistendo in questo periodo ad un tentativo di smantellamento del sistema dei diritti dei lavoratori?
Non si può sottovalutare, nell’avvento del fascismo, la debolezza delle forze politiche popolari (partito socialista, partito popolare, partito comunista), divise da profondi contrasti e incapaci di costruire una maggioranza di governo, alternativa a quella liberale, e di dare stabilità alle istituzioni parlamentari. Questa frase che commenta lo scenario politico di quei tempi, non vi ricorda la situazione delle opposizioni odierne?
Secondo il fascismo, l’essenza della politica consiste nel riconoscere e afferrare le esigenze dell’ora. Non tanto i programmi sono importanti, quanto invece è importante la sottomissione incondizionata ad un capo. Il presenzialismo e la politica dell'attivismo nell'emergenza continua (L'Aquila, Napoli, Lampedusa), vi dicono qualcosa? La sottomissione incondizionata al capo, non e' cio' a cui stiamo assistendo da vent'anni a questa parte?
Il mito della nazione e dell'antico impero romano non vi fanno ricordare le velleita' celtiche della nazione padana inneggiate dai leghisti?
Per conseguire la fascistizzazione della societa' Mussolini utilizzo' la propaganda di massa, attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione... Nel 1937 il Ministero della cultura popolare assunse il controllo dell’editoria, della stampa, della radio e della televisione. L’EIAR (Ente radiofonico di Stato) diffondeva programmi nelle scuole, negli uffici, nei dopolavoro e nelle sedi del partito. L’Istituto Luce produceva i cinegiornali proiettati prima di ogni film. Vi servono dei commenti per attivare una riflessione?



Purtroppo la maggior parte delle persone non riesce a vedere pochi centimetri oltre il proprio naso, orde di zombies adoranti intonano in coro "Meno male che Silvio c'e'", nostalgici fascisti vecchi e nuovi invadono pagine dei social network antifascisti o antiberlusconiani, augurando la morte ai comunisti, altro fantasma che il summo manipolatore e' riuscito a resuscitare nel'immaginario di una certa collettivita' in barba ad ogni relta' sociopolitica odierna.

Cosa vi serve ancora per svegliarvi da questo torpore? Quali ulteriori ignominie dovranno essere realizzate perche' rimettiate i piedi per terra?
Ormai non c'e' piu' tempo per le disquisizioni, a partire da oggi 25 aprile, giorno in cui si festaggia la Liberazione dell'Italia dal giogo fascista, ogni "Indifferente" sara' un mio nemico.

Voglio ricordare il 25 aprile con le lettere che alcuni partigiani hanno scritto poche ore prima della loro fucilazione, leggete gli ultimi messaggi di persone che hanno immolato la loro vita in nome di quegli ideali che oggi con la vostra ignavia permettete che siano calpestati nuovamente..."

Autore del blog: Southpork

TESTIMONIANZE DI PARTIGIANI

Giordano Cavestro (Mirko)

Di anni 18 - studente di scuola media - nato a Parma il 30 novembre 1925 -. Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno al quale si mobilitano numerosi militanti - dopo l'8 settembre 1943 lo stesso nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma), nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti - tradotto nelle carceri di Parma -.Processato il 14 aprile 1944 dal Tribunale Militare di Parma - condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.

Parma, 4-5-1944

Cari compagni, ora tocca a noi.                                                              

Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.                        

Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.                    

Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.                          

Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.                

La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.      

Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

Irma Marchiani (Anty)

Di anni 33 - casalinga - nata a Firenze il 6 febbraio 1911 -. Nei primi mesi del 1944 è informatrice e staffetta di gruppi partigiani formatisi sull'Appennino modenese - nella primavera dello stesso anno entra a far parte del Battaglione " Matteotti ", Brigata " Roveda ", Divisione "Modena" - partecipa ai combattimenti di Montefiorino - catturata mentre tenta di far ricoverare in ospedale un partigiano ferito, è seviziata, tradotta nel campo di concentramento di Corticelli (Bologna), condannata a morte, poi alla deportazione in Germania - riesce a fuggire - rientra nella sua formazione di cui è nominata commissario, poi vice-comandante - infermiera, propagandista e combattente, è fra i protagonisti di numerose azioni nel Modenese, fra cui quelle di Monte Penna, Bertoceli e Benedello -. L'11 novembre 1944, mentre con la formazione ridotta senza munizioni tenta di attraversare le linee, è catturata, con la staffetta "Balilla", da pattuglia tedesca in perlustrazione e condotta a Rocca Cometa, poi a Pavullo nel Frignano (Modena) -. Processata il 26 novembre I944, a Pavullo, da ufficiali tedeschi del Comando di Bologna -. Fucilata alle ore 17 dello stesso 26 novembre 1944, da plotone tedesco, nei pressi delle carceri di Pavullo, con Renzo Costi, Domenico Guidani e Gaetano Ruggeri "Balilla") -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Sestola, da la "Casa del Tiglio", 1° agosto 1944

Carissimo Piero, mio adorato fratello, la decisione che oggi prendo, ma da tempo cullata, mi detta che io debba scriverti queste righe. Sono certa mi comprenderai perché tu sai benissimo di che volontà io sono, faccio, cioè seguo il mio pensiero, l'ideale che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio già parte di una Formazione, e ti dirò che il mio comandante ha molta stima e fiducia in me. Spero di essere utile, spero di non deludere i miei superiori. Non ti meraviglia questa mia decisione, vero?                      
Sono certa sarebbe pure la tua, se troppe cose non ti assillassero. Bene, basta uno della famiglia e questa sono io. Quando un giorno ricevetti la risposta a una lettera di Pally che l'invitavo qui, fra l'altro mi rispose "che diritto ho io di sottrarmi al pericolo comune?" t vero, ma io non stavo qui per star calma, ma perché questo paesino piace al mio spirito, al mio cuore. Ora però tutto è triste, gli avvenimenti in corso coprono anche le cose più belle di un velo triste. Nel mio cuore si è fatta l'idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo. Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver messo a posto tutte le mie cose parto contenta. "Hai nello sguardo qualcosa che mi dice che saprai comandare", mi ha detto il comandante, "la tua mente dà il massimo affidamento; donne non mi sarei mai sognato di assumere, ma tu sì". Eppure mi aveva veduto solo due volte.            
Saprò fare il mio dovere, se Iddio mi lascierà il dono della vita sarò felice, se diversamente non piangere e non piangete per me.                            
Ti chiedo una cosa sola: non pensarmi come una sorellina cattiva. Sono una creatura d'azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma sono tutti ideali alti e belli. Tu sai benissimo, caro fratello, certo sotto la mia espressione calma, quieta forse, si cela un'anima desiderosa di raggiungere qualche cosa, l'immobilità non è fatta per me, se i lunghi anni trascorsi mi immobilizzarono il fisico, ma la volontà non si è mai assopita. Dio ha voluto che fossi più che mai pronta oggi. Pensami, caro Piero, e benedicimi. Ora vi so tutti in pericolo e del resto è un po' dappertutto. Dunque ti saluto e ti bacio tanta tanto e ti abbraccio forte.

Tua sorella  Paggetto

Ringrazia e saluta Gina.


Prigione di Pavullo, 26.11.1944

Mia adorata Pally, sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata ti dico a te saluta e bacia tutti quelli che mi
ricorderanno. Credimi non ho mai fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui... fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse.

Baci e baci dal tuo e vostro Paggetto

Vorrei essere seppellita a Sestola.

Bruno Parmesan (Venezia)

Di anni 19 - meccanico tornitore - nato a Venezia il 14 aprile 1925 -. Partigiano nel Battaglione "Val Meduna", 4^ Brigata, I Divisione delle Formazioni Osoppo-Friuli -. Catturato nel gennaio 1945 a Meduno (Udine), in seguito a delazione, per opera di militi delle Brigate Nere -. Processato il 2 febbraio 1945 dal Tribunale Militare Territoriale tedesco di Udine -.Fucilato alle ore 6 dell'11 febbraio 1945, contro il muro di cinta del cimitero di Udine, con Gesuino Manca ed altri ventidue partigiani.

Udine, 10 febbraio 1945

Caro Papà e tutti miei cari di famiglia e parenti,                                      
dalla soglia della morte vi scrivo queste mie ultime parole. Il mondo e l'intera umanità mi è stata avversa. Dio mi vuole con sé.                      

Oggi 10 febbraio, il tribunale militare tedesco mi condanna. Strappa le mie carni che tu mi avevi fatto dono, perché hanno sete di sangue.            

Muoio contento perché lassù in cielo rivedrò la mia adorata mamma. Sento che mi chiama, mi vuole vicino come una volta, per consolarmi della mia dura sorte. Non piangete per me, siate forti, ricevete con serenità queste mie parole, come io sentii la mia sentenza.                                          

Ore mi separano dalla morte, ma non ho paura perché non ho fatto del male a nessuno; la mia coscienza è tranquilla.        

                              
Papà, fratelli e parenti tutti, siate orgogliosi del vostro Bruno che muore innocente per la sua terra.                  

                                          
Vedo le mie care sorelline Ida ed Edda che leggono queste ultime mie parole: le vedo così belle come le vidi l'ultima volta, col loro dolce sorriso. Forse qualche lacrima righerà il loro volto. Dà loro coraggio, tu Guido, che sei il più vecchio.

Quando finirà questa maledetta guerra che tanti lutti ha portato in tutto il mondo, se le possibilità ve lo permetteranno fate che la mia salma riposi accanto a quella della mia cara mamma.

Guido abbi cura della famiglia, questo è il mio ultimo desiderio che ti chiedo sul punto di morte. Auguri a voi tutti miei cari fratelli, un buon destino e molta felicità. Perdonatemi tutti del male che ho fatto. Vi lascio mandandovi i miei più cari baci.

Il vostro per sempre

Bruno

Giancarlo Puecher Passavalli

Di anni 20 - dottore in legge - nato a Milano il 23 agosto 1923 -. Subito dopo l'8 settembre 1943 diventa l'organizzatore ed il capo dei gruppi partigiani che si vanno formando nella zona di Erba-Pontelambro (Como) - svolge numerose azioni, fra cui rilevante quella al Crotto Rosa di Erba, per il ricupero di materiale militare e di quadrupedi -. Catturato il 12 novembre 1943 a Erba, da militi delle locali Brigate Nere - tradotto nelle carceri San Donnino in Como - più volte torturato -.Processato il 21 dicembre 1943 dal Tribunale Speciale Militare di Erba -. Fucilato lo stesso 21 dicembre 1943, al cimitero nuovo di Erba, da militi delle Brigate Nere -. Medaglia d'Oro al Valor Militare -. E' figlio di Giorgio Puecher Passavalli, deportato al campo di Mauthausen ed ivi deceduto.

Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato: Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere.                          
Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l'Italia.  Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent'anni della mia vita.
L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale.  Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia.        
A te Papà l'imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti.
Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà.
Baci a tutti.

Giancarlo

Fonte: http://www.storiaxxisecolo.it/documenti/documenti7.html


Come gruppo del "Partigiano", condividiamo molte delle riflessioni qui fatte, crediamo anche che l'alternativa possa realizzarsi adesso a Milano, con Pisapia, che se diventasse sindaco, darebbe un segnale fortissimo a livello nazionale e che provocherebbe quasi sicuramente la sconfitta finale di Berlusconi e del berlusconismo, per di più da sinistra, che sarebbe una vittoria davvero significativa. Quindi ci appelliamo a tutti gli antifascisti milanesi perché vadano a votare per Pisapia.   

PERCHE' SIA SEMPRE 25 APRILE, ISCRIVIAMOCI ALL'ANPI E TENIAMO ACCESA LA MEMORIA DI UNO DELLE PAGINE PIU' GLORIOSE PER IL POPOLO ITALIANO E SUI VALORI CHE ISPIRANO LA NOSTRA REPUBBLICA, PARLAMENTARE E BASATA SULLA RESISTENZA ANTIFASCISTA!  

sabato 23 aprile 2011

Articolo di uno dei principali quotidiani libanesi sulla morte di Vittorio Arrigoni

Ritorniamo sull'argomento della morte del nostra caro Vittorio Arrigoni, con un articolo tratto dal settimanale "Internazionale" che ha tradotto dal "The Daily Star" libanese questo interessante articolo sulla morte di Vittorio Arrigoni.                                                                                                                                                                   

























The Daily Star, Libano                                                                                                                                                                                                   
Ken Lee
L’omicidio del militante filopalestinese Vittorio Arrigoni da parte di un gruppo salafita è tragico, insensato e vergognoso. È un brutto colpo per Hamas, che sostiene di controllare Gaza, e danneggia lo sforzo della comunità internazionale per aiutare la Striscia. Il risultato sarà un ulteriore aumento delle sofferenze degli abitanti assediati. Il trentaseienne italiano per anni ha sostenuto la causa palestinese viveva a Gaza dal 2009. Nonostante questo i killer del gruppo Tawhid wal Jihad lo hanno rapito e ucciso.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalle dichiarazioni di Hamas, che sosteneva di non conoscere il gruppo autore del rapimento. Gaza è piccola, e Hamas ha sempre detto di avere il pieno controllo del territorio. Il governo della Striscia non ha scuse per non aver usato la mano pesante con questi estremisti capaci solo di indebolire la causa palestinese.
Peggio ancora: Israele approfitterà dell’omicidio e sosterrà che Gaza, Hamas e per estensione tutti i palestinesi sono estremisti assetati di sangue che non meritano concessioni. Israele ha da poco incassato un importante aiuto alla sua strategia a Gaza. Il giudice sudafricano Richard Goldstone ha infatti rinnegato le sue durissime accuse a Israele per la guerra del 2008 e 2009. Ora l’attenzione si concentrerà sulla barbarie palestinese invece che su una valutazione equilibrata del voltafaccia di Goldstone.
La morte di Arrigoni danneggerà gravemente gli sforzi della comunità internazionale per aiutare Gaza. Il volontario scriveva per un giornale italiano e curava un blog in inglese sulle sofferenze dei palestinesi. Ma dopo l’omicidio quanti resteranno a Gaza per sostenere la causa palestinese, rischiando di fare la fine di Arrigoni? La solidarietà verso il popolo della Striscia, tagliato fuori dal resto del mondo, ha raggiunto l’apice a maggio 2010, quando Israele ha compiuto un raid contro una flottiglia che cercava di forzare il blocco navale. Ma dopo che gli islamisti palestinesi hanno ucciso una delle persone più impegnate nell’aiutarli, le iniziative per allentare la morsa sulla Striscia di Gaza ne subiranno le conseguenze.

venerdì 22 aprile 2011

Chi sono i salafiti, che a Gaza sono stati coloro che fisicamente hanno ucciso Vittorio Arrigoni e quale rapporto con Hamas e l'area dei Fratelli Musulmani


Proponiamo questo interessante articolo di Paola Caridi sul movimento salafita in generale e le differenze tra i salafiti e Hamas, che invece appartiene al campo dei Fratelli Musulmani e del riformismo islamico. In ricordo del caro compagno Vittorio Arrigoni...che vivrà per sempre nei nostri cuori e in quelli del popolo palestinese che ha imparato ad amarlo come se ne facesse parte da sempre...
L’esempio più eclatante dello spostamento verso l’estremo dell’islamismo è oggi, a Gaza, la minaccia salafita, che nell’estate del 2009 è divenuta di dominio pubblico, scavalcando i confini chiusi della Striscia. Nel pomeriggio del 14 agosto 2009 le forze di polizia del governo de facto assaltano la roccaforte di Jund Ansar Allah a Rafah, la moschea Ibn Taymiya. Poco prima il suo leader Abdul Latif Moussa, AKA Abu Al Nour al Maqdisi, medico laureato ad Alessandria d’Egitto e predicatore, aveva dichiarato l’instaurazione di un “emirato islamico”. I combattimenti sono duri, e si concludono solo il giorno dopo, con un bilancio sanguinoso. Venticinque i morti, tra i quali tre bambini, altri tre civili, e sei membri dell’apparato di sicurezza di Hamas. I feriti superano il centinaio, gli arrestati almeno novanta. E tra le vittime c’è anche il leader riconosciuto di Jund Ansar Allah, Abdul Latif Moussa, che – racconta il portavoce del ministero dell’interno, Ihab al Ghussein – fa esplodere la cintura esplosiva che aveva indosso quando lo vanno ad arrestare, la mattina del 15 agosto. Hamas decide, in questo modo, di fermare sul nascere la crescita di un settore non solo salafita, ma jihadista dentro il piccolo territorio della Striscia. Un settore che non solo si mostra come un competitor, ma anche come una spina nel fianco nella stessa compattezza dell’apparato securitario di Hamas.
È però, paradossalmente, soprattutto l’influenza politica del salafismo a preoccupare Hamas. Per i suoi fondamenti ideologici, Hamas è decisamente distante dall’interpretazione salafita, letteralista dell’islam. La sua nascita all’interno della Fratellanza Musulmana lo qualifica, al contrario, come un movimento riformatore, che rompe con una lettura tradizionale dell’islam e ne propone una che mette insieme credo religioso e politica, adesione a una visione convinta della fede con l’impegno nella società e nella rappresentanza politica. Hamas interpreta se stessa come una parte dell’islam moderato. E simile considerazione dello Harakat al Muqawwama al Islamiyya hanno i movimenti salafiti, per i quali Hamas, come parte della Fratellanza Musulmana, ha derogato dalla retta via, quella di una interpretazione letteralista ed estremamente restrittiva dell’islam.
L’ossatura di Jaljalat, la galassia salafita di Gaza, sarebbe  forte di undicimila uomini, anche fuorusciti dalle Brigate al Qassam.
Il rapimento di Vik Arrigoni arriva in un momento molto particolare dal punto di vista politico,  per Gaza. Per la prima volta, da anni, la riconciliazione tra Fatah e Hamas non sembra più un dossier inutile, ma potrebbe essere ripreso seriamente in esame. Così come prende quota l’idea dell’approvazione, da parte dell’Assemblea generale dell’Onu a settembre, del riconoscimento dello Stato di Palestina.  Raggiunta una tregua fragile tra Hamas e Israele, gli occhi era puntati, sino a ieri pomeriggio, sull’Egitto e sulle variazioni del suo atteggiamento verso il conflitto israelo-palestinese. Il rapimento di Vik Arrigoni scompagina un percorso che, invece, si stava inserendo su binari diversi dai precedenti.
Dal blog di Paola Caridi http://invisiblearabs.com,

Uno studio di M.Rossi dell'Università della Sapienza sui costi del proibizionismo

Questo blog vuole tornare a parlare di proibizionismo e antiproibizionismo. Perché riteniamo che il controllo delle ricchezze da parte delle mafie e delle bande di narco-trafficanti mondiali sia una delle cause principali della maggior parte dei danni di questa società, a livello italiano e a livello mondiale (ed anche l'Onu se ne sta accorgendo, dichiarando fallita ufficialmente la strategia della "war on drugs" iniziata circa 30 anni fa con Reagan). Sì della maggior parte dei danni della società. Perché se pensiamo al potere politico che hanno purtroppo acquisito in Italia e in tutto il mondo le varie mafie, queste sì bravissime a destreggiarsi nella globalizzazione, (forse tra gli pochi beneficiari....), grazie alle ricchezze accumulate principalmente con il narco-traffico, perché é dall'invenzione del proibizionismo verso la fine degli anni '30 che le mafie hanno guadagnato principalmente tramite il traffico di droghe, e pensiamo a quanto incidano ormai le mafie sulla società, sulla vita di tutti noi, (che ce ne accorgiamo o meno), con l'enorme potere economico, politico e perfino "culturale" che hanno (tutta una certa sub-cultura da video-games e da film ad esempio è funzionale a presentare il mafioso come un tipo "cool", figo, che si fa rispettare nella vita...e soprattutto ha capito quello che le mafie e le multinazionali di tutto il mondo, ormai spesso intrecciate tra loro, vorrebbero tutti pensassero: che l'unica cosa che conta sono i soldi e il potere....Non per nulla alfiere di questa sub-cultura in Italia è Berlusconi che la propaga a piene mani attraverso le sue reti, che frequenta un "milieux" mafioso e semi-mafioso e che guarda caso nel 1983 già era indagato per droga....senza menzionare il suo sodale Dell'Utri che fu intercettato da Borsellino mentre parlava di cavalli da consegnare in un hotel...) Quando sotto casa di povera gente ci sono degli spacciatori magari marocchini perché ormai ultima ruota dell'anello, spesso disperati disposti a tutto pur di guadagnare qualcosa, che vendono droga tutto il giorno come al supermercato, non dobbiamo prendercela con il marocchino che spaccia sotto casa nostra, o magari anche lui, ma dobbiamo prendercela con le mafie e con i loro alleati politici, che guarda caso sono quelli che con le mafie hanno rapporti e beneficiano sia in termini elettorali del razzismo che inevitabile si propaga, che in termini economici perché sono loro stessi o loro sodali a guadagnare direttamente o ad intrattenere rapporti economici con i mafiosi. Se la Polizia e i Tribunali devono passare il loro tempo a condannare poveri disperati  trovati per la strada con poca cosa e non riescono a perseguire reati ben più gravi o a concentrarsi maggiormente sulla criminalità organizzata, che ad esempio a Milano, mentre l'amministrazione della città era concentrata a "spostare" degli spacciatori da una via all'altra, aveva tempo e modo per diffondersi in tutta la provincia di Milano. Se delle semplici materie che non valgono nulla diventano più preziose dell'oro, mille volte più preziose dell'oro e diventano le materie più costose al mondo, monopolizzate dalle mafie e dopo ormai quasi un secolo di proibizionismo ci si accorge che i risultati sono nulli, disastrosi, con costi economici e sociali, in termine di vite e sofferenze umane....bé allora bisogna guardare la realtà in faccia, essere pragmatici e avere coraggio di cambiare strada e fare delle scelte differenti. E infatti non per nulla la questione anti-proibizionista in Italia meno, ma nel mondo molto di più, non è più una questione di destra o di sinistra, ma riviste di destra come l'Economist ad esempio si sono schierate apertamente per la fine di questa strategia fallimentare.
Allego un link dal sito di fuoriluogo sui costi del proibizionismo e sotto una ricerca per l'Università della sapienza di M. Rossi sempre sullo stesso argomento, che tocca un tasto delle tante argomentazioni a favore di una strategia più razionale e pragmatica.

http://www.fuoriluogo.it/blog/2009/09/11/il-proibizionismo-ci-costa-10-miliardi-lanno/#more

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Settembre 2009.
Il costo fiscale del proibizionismo: una simulazione contabile.
Versione IT.05
Marco Rossi
Abstract
Recenti contributi teorici sostengono la superiorità degli strumenti fiscali nel contenere il consumo
di droghe rispetto all’applicazione di una normativa proibizionista. In Italia il consumo di tabacchi
ed alcolici è appunto scoraggiato tramite l’imposizione di una elevata tassazione. Questo lavoro
stima quale sarebbe stata l’implicazione fiscale per l’erario nazionale se nel periodo 2000-05 il
mercato delle droghe fosse stato regolato come quello dei tabacchi. Le nostre stime suggeriscono un
beneficio fiscale annuale di quasi 10 miliardi euro (quasi 60 in totale). In particolare, l’erario
risparmierebbe circa 2 miliardi all’anno di spese per l’applicazione della normativa proibizionista
(polizia, magistratura, carceri), ed incasserebbe circa 8 miliardi all’anno dalle imposte sulle vendite
(5,5 dalla sola cannabis).
Parole chiave: Proibizionismo, tassazione, bilancio pubblico.
Classificazione JEL: 5e, 6d (iii).
1. Introduzione.
L’assunzione che il consumo di droghe causi esternalità negative per la collettività motiva
l’intervento pubblico volto a contenere l’attività di questo mercato. La teoria economica suggerisce
che un livello di consumo socialmente ottimale può essere ottenuto tramite due diversi strumenti: il
primo consiste nell’imposizione di vincoli sulle massime quantità scambiabili, fino al divieto totale;
il secondo nell’imposizione di una tassazione sulle vendite.
In un recente contributo alla teoria dell’enforcement ottimale, applicata al caso delle droghe,
Becker, Grossman e Murphy (2006) sostengono che l’equivalenza tra questi due strumenti poggia
sopra l’ipotesi di gratuità dell’enforcement. Qualora si ammetta che l’applicazione di una normativa
comporti dei costi, BGM (2006) sostengono la superiorità dello strumento fiscale (tassazione)
rispetto alla imposizione di una forma estrema di contingentamento, quale il proibizionismo. Si noti
che nel modello di BGM (2006) la maggiore efficienza dello strumento fiscale deriva dalla supposta
rigidità della domanda e/o dell’offerta di droghe. Assunte tali rigidità, il livello di consumo
socialmente ottimale sarebbe minore nel caso di legalizzazione delle droghe e tassazione dei loro
scambi rispetto al caso di ottimale applicazione di una normativa proibizionista. Questi minori
consumi sarebbero indotti da un prezzo di equilibrio (cum-tax) sul mercato legale maggiore rispetto
al prezzo di equilibrio delle droghe sul mercato nero.
L’adozione dello strumento della tassazione comporterebbe, inoltre, dei benefici per l’erario
nazionale rispetto all’utilizzo dello strumento proibizionista. In primo luogo, la legalizzazione delle
droghe permetterebbe agli agenti di questo mercato di emergere dal mercato nero, cioè di produrre
legalmente e di pagare le tasse. In aggiunta alle entrate fiscali derivanti dalla tassazione degli
scambi, la legalizzazione implicherebbe anche una riduzione dei costi di enforcement. I costi di
applicazione di una normativa sono inferiori nel caso in cui sia solo una parte degli agenti del
mercato a non rispettarla (quelli che preferiscono rimanere nel mercato nero per evitare la
tassazione) rispetto al caso in cui tutti gli agenti del mercato debbano operare illegalmente (come
nel caso del proibizionismo).
La regolamentazione italiana del mercato di alcune droghe (cannabis, cocaina, eroina, ecc.) consiste
nel divieto della loro produzione e vendita, mentre il consumo di altre droghe (tabacco, alcol, ecc.) è
scoraggiato tramite l’imposizione di elevate tasse sul loro prezzo di vendita.
Il nostro contributo consiste nella stima dei benefici fiscale che l’erario italiano avrebbe riscosso nel
periodo 2000-05 se la regolamentazione applicata al mercato dei tabacchi fosse stata estesa anche al
mercato delle altre droghe. In altri termini abbiamo condotto una sorta di simulazione contabile
volta a stimare quale sia stato il costo fiscale del proibizionismo in Italia. Applicando al caso
italiano il metodo di stima suggerito da Miron (2006), identifichiamo quali costi del proibizionismo
sia le spese per l’applicazione della normativa proibizionista (risorse di polizia, magistratura e
carceri), sia il costo-opportunità delle tasse non riscosse.
In questo lavoro sono stimati solamente i costi di applicazione della normativa proibizionista, non si
tenta alcuna valutazione circa l’impatto fiscale dei cambiamenti nelle politiche educative e sanitarie
eventualmente connessi alla legalizzazione del mercato delle droghe. Si assume, cioè, che tali
politiche siano indipendenti dalla normativa del mercato delle droghe.
Le nostre stime non considerano altre (indirette) implicazioni fiscali del proibizionismo. Tra queste
ricordiamo il crimine indotto dal proibizionismo. Il proibizionismo genera criminalità per vari
motivi. In primo luogo il proibizionismo è incompatibile con la tutela giudiziaria dei diritti di
proprietà sui beni o le attività vietate. I soggetti coinvolti nel mercato nero devono quindi risolvere
le loro controversie in via extra-giudiziale, ricorrendo alla violenza come strumento residuale
(Mirlees, 1975). In secondo luogo, la concavità della funzione delle sanzioni rispetto al numero di
crimini commessi implica che il proibizionismo riduca il costo marginale sostenuto dai
narcotrafficanti per il compimento di altre attività criminose1. L’utilizzo di risorse investigative,
giudiziarie, ecc. per l’applicazione della normativa proibizionista compete, infine, con l’utilizzo
degli stessi strumenti per il controllo di altre attività criminali. Se ammettiamo che l’applicazione
del proibizionismo sottragga risorse utili per altri compiti di polizia, è ipotizzabile che ciò induca un
1 L’analisi criminologica indica che queste economie di scopo sono state sfruttate dalle organizzazioni criminali
italiane (DCSA, 2007).
aumento generalizzato della criminalità. Questo aumento della criminalità, indirettamente indotto
dal proibizionismo, ha implicazioni sull’attività economica e quindi sul piano fiscale. Sebbene
l’evidenza empirica corrobori l’ipotesi che il proibizionismo induca un aumento della criminalità
(Miron, 1997), l’impatto fiscale di questo fenomeno è tuttavia omesso dai nostri calcoli, che,
pertanto, sottostimano le implicazioni fiscali del proibizionismo.
Altre implicazioni fiscali concernono l’impatto del proibizionismo sulle capacità contributive dei
soggetti coinvolti nel mercato illegale delle droghe. In primo luogo, il proibizionismo implica che
l’erario non possa riscuotere l’imposta sul reddito personale ottenuto da traffici dichiarati illeciti.
Solamente nel caso in cui i trafficanti siano condannati, i proventi del traffico di droga sono
confiscati, altrimenti i redditi dei trafficanti sono esentasse. In secondo luogo, l’adozione di una
normativa proibizionista implica l’applicazione di sanzioni nei confronti dei suoi violatori,
limitazioni della libertà personali (carcere, ecc.) che riducono le capacità contributive di questi
soggetti. Infine, una normativa proibizionista impedisce l’adozione di garanzie legali sugli standard
qualitativi dei prodotti scambiati. Il conseguente aumento dei rischi per la salute dei consumatori di
droghe (avvelenamenti, ecc.) ne riduce le capacità contributive. L’omissione di queste poste dal
nostro modello implica una sottostima dei costi fiscali del proibizionismo.
In conclusione, il nostro studio stima in circa 60 miliardi di euro il costo fiscale del proibizionismo
in Italia dal 2000 al 2005 (in media circa 10 miliardi di euro annui). La legalizzazione del
commercio delle droghe avrebbe fatto risparmiare circa 2 miliardi all’anno di spese connesse
all’applicazione della normativa proibizionista. Estendendo al mercato delle droghe la normativa
fiscale applicata a quello dei tabacchi, l’erario nazionale avrebbe inoltre incassato circa 8 miliardi
all’anno dalla tassazione sulle vendite. Complessivamente, la proibizione della cannabis ha
implicato un costo fiscale di circa 38 miliardi di euro, a fronte di 15 miliardi per la cocaina e di 6
l’eroina.
1. La legislazione italiana in materia di droga e la sua applicazione.
La legislazione italiana in materia di droga è il “Testo Unico sulla Droga”, D.P.R. 03/10/90, n.309.
In seguito al referendum popolare del 1993, ne è stata abrogata la parte che classificava il consumo
di droga come reato penale. Successive modifiche sono consistite nella L. 350 (24/12/03), L. 251
(5/12/05), ed infine nella L. 49 (21/02/06).
La legge italiana punisce sia la vendita sia il consumo di droghe. Le medesime sanzioni sono
applicate senza distinzione tra stupefacenti, ma per ciascuna droga sono previste specifiche soglie
quantitative al fine distinguere tra possesso finalizzato al consumo o allo spaccio.
Le sanzioni previste per il reato di traffico di stupefacenti sono sia di natura pecuniaria (multa da
26mila a 260mila euro), sia detentiva (da 6 a 26 anni di reclusione). Il consumo di stupefacenti è
invece punito per via amministrativa tramite l’applicazione di varie sanzioni quali il ritiro del
passaporto, della patente di guida, del permesso di soggiorno, ecc. per un periodo compreso tra un
mese ed un anno, sono inoltre previste altre sanzioni amministrative fino a due anni.
Per quanto concerne l’applicazione della suddetta normativa, l’Italia primeggia in Europa per il
numero di denunce di violazioni della legge sulla droga2. Dal 2000 al 2005 le forze dell’ordine
italiane hanno condotto oltre 140mila operazioni antidroga (quasi 24mila all’anno), di cui la metà
concernenti la cannabis (tab. 2.1.1). In seguito a questa attività investigativa, 226.700 persone sono
state denunciate alla magistratura (quasi 38mila all’anno). La distribuzione delle denunce per
sostanze indica che il 40% dei casi riguardava la cannabis, oltre il 30% la cocaina ed il 25% l’eroina
(tab. 2.1.2). In questo periodo, 250mila persone sono state processate in Italia e 130mila
condannate per violazione della legge sulla droga (circa 22mila condanne all’anno). Dal 2000 al
2005 circa il 38% dei detenuti nelle carceri italiane scontava condanne per violazioni della legge
sulla droga3 (tab. 2.1.3)
2 OEDT (2007).
3 Nell’anno 2004, il 30% dei detenuti delle carceri italiane erano tossicodipendenti (Istat, 2006, tab. 10.13).
2.2 Il mercato delle droghe in Italia.
In Italia il consumo di sostanze illecite è significativo (tab. 2.2.1), ed in particolare la diffusione del
consumo di cannabis, cocaina ed eroina è ben al di sopra della media mondiale. Si stima che in
Italia quasi 4,5 milioni di persone consumino annualmente cannabis, circa 800mila cocaina e circa
300mila eroina (Unodoc, 2007). In termini di diffusione del consumo tra la popolazione in età
lavorativa, l’Italia primeggia in Europa per la diffusione del consumo di cannabis (11%, inferiore
solo a quello cipriota), cocaina (terzo tasso in Europa dopo Spagna ed Inghilterra) ed eroina (quinto
tasso di diffusione in Europa). La diffusione del consumo di droghe sintetiche (ATS) in Italia è
invece nettamente inferiore rispetto al resto d’Europa (Unodoc, 2007)4. In base a queste stime sulla
diffusione del consumo di droghe, abbiamo calcolato che nel 2005 in Italia siano state consumate
circa 1200 tonnellate di cannabis, 32 di cocaina e 9 di eroina (par. 4.2.1). Moltiplicando queste
quantità per i prezzi al dettaglio registrati nel mercato nero (Unodoc, 2007), abbiamo stimato una
spesa per l’acquisto di droghe di circa 11 miliardi di euro (di cui: il 68% per la cannabis, il 26%
cocaina ed il 6% eroina).
3. Il modello per la stima dei costi fiscali del proibizionismo.
Il modello qui utilizzato per stimare il costo fiscale del proibizionismo adatta al caso italiano il
metodo già utilizzato da Miron (2006) per stimare le implicazioni fiscali del proibizionismo della
cannabis negli Usa:
BBL = E+ T*QL
In questo modello il costo fiscale del proibizionismo (BBL) è costituito da due poste: a) la spesa
sostenuta per l'applicazione della normativa proibizionista (E); b) un costo opportunità, pari alle
imposte (non riscosse) sulle vendite (T*QL); dove T* indica l'aliquota d'imposta ottimale (“sin tax”)
e QL (volume delle vendite legalizzate) la base imponibile.
4 L’insignificante diffusione del consumo di droghe sintetiche in Italia ci ha indotto ad omettere tali sostanze dalle
nostre stime.
La spesa pubblica destinata all'applicazione della normativa proibizionista (E) è identificata nella
somme di tre componenti principali:
E = EP + EC + EJ:
dove EP sono le risorse impiegate dalle forze dell'ordine; EC quelle impiegate dalla magistratura ed
EJ quelle carcerarie.
La spesa delle forze dell'ordine destinata all'applicazione della normativa proibizionista (EP) è
stimata moltiplicando le risorse pubbliche destinate a servizi di polizia per la percentuale di denunce
per reati droga sul totale delle denunce sporte dalle forze dell'ordine presso la magistratura5. La
spesa della magistratura destinata all'applicazione della normativa proibizionista (Ec) è stimata
moltiplicando la metà6 delle risorse pubbliche destinate alla magistratura per la percentuale di
condannati per reati droga sul totale di condannati. La spesa carceraria implicata dal proibizionismo
(EJ) e' stimata moltiplicando l'ammontare delle risorse destinate alle carceri per la percentuale di
detenuti che scontano condanne per reati di droga7.
La spesa per servizi di polizia implicata dal proibizionismo è stata poi ripartita tra le varie droghe
usando come indice di ponderazione il peso (percentuale) che ciascuna sostanza ha avuto
nell'ambito delle operazioni di polizia. La spesa della magistratura e quella carceraria sono state
invece ripartite tra le varie droghe usando come indice di ponderazione la frequenza che ciascuna
sostanza ha avuto nell'insieme delle denunce per violazione della legge sugli stupefacenti.
La stima delle entrate fiscali (non riscosse) richiede la scelta di un’aliquota ottimale (T*) e la stima
della quantità di droghe (legalizzate) consumata (QL).
La scelta della “sin tax” (T*) è un problema di scelta dell'aliquota ottimale, la cui soluzione consiste
nello scegliere un livello di tassazione che sia sufficientemente alto da contenere i consumi di droga
dentro il loro livello socialmente ottimale, ma non tanto alto da ricondurne gli scambi nel mercato
nero. La nostra ipotesi contabile estende al mercato delle droghe la normativa fiscale applicata nel
5 Assumiamo che la tecnologia esibisca rendimenti costanti di scala.
6 Fattore che approssima la ripartizione delle risorse tra magistratura civile e penale.
7 La presenza di pluricondannati nell'insieme dei detenuti per reati di droga, induce una sovrastima del costo carcerario
del proibizionismo.
mercato italiano delle sigarette: cioè un’aliquota del 75,5% (L.23/12/05, n.266) sul prezzo di
vendita al dettaglio. Si noti che, nonostante l'imposizione di una tassazione così elevata, il
contrabbando di sigarette in Italia non è quantitativamente significativo. Per analogia, ipotizziamo
che l'imposizione del medesimo regime fiscale al mercato delle droghe non dovrebbe generare
significativi fenomeni di contrabbando.
Come proxy del consumo legalizzato di droghe (QL) utilizziamo la stima del consumo di droghe
illegali (QB). Essa deriva dalla seguente procedura: i) stima della quantità di droghe disponibile per
il consumo: differenza tra produzione mondiale e quantità sequestrate (dati Unodoc (2007)); ii)
stima del consumo annuale medio pro capite: rapporto tra produzione disponibile e numero di
consumatori stimati (ibidem); iii) stima della quantità di droga consumata annualmente in Italia
(QB): prodotto tra stima del consumo medio annuale pro capite e stima del numero di consumatori
italiani di droghe (ibidem).
L’assunzione del corrente volume di scambi del mercato nero (QB) quale migliore proxy
dell’ipotetico volume di scambi legalizzati (QL) deriva dalle seguenti considerazioni. Da punto di
vista della domanda di droghe, la loro legalizzazione implicherebbe una riduzione dei costi
(monetari e non) connessi all’acquisto, possesso e consumo. Tra questi citiamo i costi e pericoli
connessi allo svolgimento degli acquisti in un mercato illegale; l’eliminazione delle sanzioni
connesse al possesso di droga; l’instaurazione di standard qualitativi garantiti; ecc. L’analisi dei
profili motivazionali contrappone l’esistenza di un sentimento di “rispetto per la legge” alla biblica
attrazione verso il “frutto proibito”. Mentre le suddette considerazioni spingono ad ipotizzare che
una legalizzazione delle droghe induca un aumento della loro domanda, l’evidenza storica è
contraddittoria. Da una parte, Cameron e Williams (2001) sostengono l’esistenza di una
correlazione inversa tra stringenza della normativa proibizionista e consumo di cannabis nella
popolazione adulta dell’Australia meridionale. Dall’altra, Miron (1997) sostiene che la fine del
proibizionismo degli alcolici negli Usa (1993) non indusse un aumento del loro consumo. Dal punto
di vista sezionale, la diffusione del consumo (illegale) di cannabis in Italia coinvolge annualmente
l’11,2% della popolazione in età lavorativa (dati relativi al 2005, Unodoc, 2007), mentre il consumo
(de facto) legale di cannabis in Olanda solamente il 6,5% (ibidem).
Dal punto di vista della curva d’offerta di droghe, la loro legalizzazione sortirebbe due effetti
contrapposti. Da una parte i venditori godrebbero della eliminazione dei costi (monetari e non)
implicati dal proibizionismo: rischio di arresto, carcere, multe, ecc. Dall’altra, l’emersione dal
mercato nero implicherebbe per gli stessi venditori un aumento dei costi dovuti al rispetto della
normativa fiscale, sanitaria, ecc.
Per quanto concerne i possibili cambiamenti strutturali del mercato della droga conseguenti alla sua
legalizzazione, una tradizionale ipotesi sostiene che la clandestinità favorisca una struttura
oligopolistica del mercato (Baldassarri, 1993). A causa della presenza di economie di scala e di
scopo nell’esercizio delle attività illegali, il proibizionismo induce la concentrazione dell’offerta
nelle mani di poche grandi organizzazioni criminali8, la legalizzazione, invece, indurrebbe una
dispersione dell’offerta. L’aumento della concorrenzialità interna del mercato delle droghe, dovuta
alla loro legalizzazione, indurrebbe una riduzione dei prezzi d’offerta.
L’evidenza empirica mostra che i prezzi al dettaglio della cannabis rilevati nel mercato olandese
sono superiori a quelli del mercato italiano (Unodoc, 2007), inducendo a supporre che la
legalizzazione delle droghe induca uno spostamento verso l’origine della curva d’offerta di droghe.
Riassumendo, l’insieme di queste considerazioni non fornisce un’indicazione univoca circa gli
spostamenti delle curve di domanda e d’offerta di droga dovuti ad una sua ipotetica legalizzazione.
Mentre l’insieme delle considerazioni congetturali indurrebbe ad ipotizzare un aumento sia della
domanda sia dell’offerta, l’evidenza empirica non pare corroborare questa ipotesi. In conclusione, è
ipotizzabile che la legalizzazione delle droghe possa indurre un volume di scambi (ante-tax) almeno
pari a quello dell’attuale mercato nero. Tuttavia, per una sorta di “conservatorismo accademico”,
usiamo i dati relativi al mercato nero italiano (QB) come proxy di QL, consci che questa
identificazione possa indurre una sottostima delle implicazioni fiscali del proibizionismo.
8 L’analisi criminologica conferma il significativo ruolo svolto dalle maggiori organizzazioni criminali italiane nel
traffico di stupefacenti (DCSA, 2007).
4. La stima del costo fiscale del proibizionismo.
In questa sezione simuliamo le implicazioni fiscali del proibizionismo della droga in Italia dal 2000
al 2005.
Iniziamo stimando la spesa sostenuta per l’applicazione della normativa proibizionista (E). Il nostro
modello (par.3) identifica tale spesa in tre capitoli: E = EP (spese per servizi di polizia) + EC (le
spese giudiziarie) + EJ (spese carcerarie). Come indicato nella tab. 4.1.1, il totale delle spese
sostenute per l’applicazione della normativa proibizionista (E) in Italia dal 2000 al 2005
ammontano a quasi 13 miliardi di euro, oltre 2 miliardi all’anno. Di queste solo l’8,4% è
identificato come spese di magistratura, il resto è quasi pariteticamente diviso tra spese di polizia e
carcerarie. Per quanto concerne la ripartizione tra le varie droghe, le nostre stime (tab. 4.1.2)
indicano che quasi la metà (44,%) della spesa è attribuibile alla proibizione della cannabis, il
restante è attribuito a cocaina (29%) ed eroina (23%).
Il nostro modello identifica la stima dei volumi scambi registrati nel mercato nero (QB) come base
imponibile per il calcolo delle entrate fiscali (non riscosse). Applicando la procedura indicata nel
par.3, i nostri calcoli (tab. 4.2.1 e 4.2.2) indicano che in Italia, nell’anno 2005, sono state
consumate circa 1200 tonnellate di cannabis, 33 di cocaina e 9 di eroina. Imponendo un’aliquota del
75,5% sui prezzi all’ingrosso registrati nel mercato nero9, il prezzo d’offerta (cum-tax) della
cannabis sarebbe leggermente superiore a quello attualmente registrato nel mercato nero, mentre
cocaina ed eroina costerebbe quasi il doppio10 (tab.4.2.3). Sulla base delle stime disponibili circa
l’elasticità della domanda di droghe rispetto al loro prezzo (BGM, 2006), il raddoppio del prezzo
d’offerta (cum tax) di eroina e cocaina ne dimezzerebbe il consumo11, mentre il consumo cannabis
rimarrebbe sostanzialmente uguale.
9 La scelta di questi prezzi deriva dall’ipotesi che, in un mercato nero, la differenza tra prezzi all’ingrosso e quelli al
dettaglio sia principalmente un premio per il rischio connesso allo spaccio.
10 Questi prezzi d’offerta sono stati indicizzati sulla base delle relative serie storiche di prezzi all’ingrosso (Unodoc,
2007). In mancanza di una serie storica relativa alla cannabis, il suo prezzo d’offerta è stato indicizzato usando una
media (non ponderata) dei prezzi all’ingrosso di eroina e cocaina.
11 Il modello di consumo razionale di droga (Becker, Grossman e Murphy, 1991) identifica nei consumatori meno
abbienti e/o più giovani le categorie più sensibili a questo effetto prezzo.
Come indicato nella tabella 4.2.4, l’applicazione dal 2000 al 2005 di una “sin tax” (T*) su questi
volumi stimati (QL) avrebbe implicato per l’erario italiano una entrata di quasi 47 miliardi di euro (8
all’anno), di cui circa il 70% dall’imposta sulla vendita di cannabis (32 miliardi), il 24%
dall’imposta sulla cocaina (11 miliardi) e solo il 6% dalle vendite di eroina (3 miliardi).
In conclusione, tra spese sostenute per l’applicazione della normativa (2 miliardi all’anno) ed
entrate non riscosse (8 all’anno), il nostro studio stima che il costo fiscale del proibizionismo delle
droghe in Italia sia ammontato a circa 59 miliardi, in media circa 10 all’anno dal 2000 al 2005 (tab.
4.3.1). Ripartendo questo costo tra le principali droghe (tab. 4.3.2), stimiamo che il costo fiscale
della proibizione della cannabis sia stato di 38 miliardi di euro (ossia il 65% del totale), quello della
cocaina 15 miliardi, e 6 quello dell’eroina12.
5. Conclusioni.
Questo lavoro prende spunto da un recente contributo teorico (Becker, Grossman e Murphy, 2006)
in cui si sostiene che, nel caso delle droghe, lo strumento della tassazione sia più efficiente rispetto
alla proibizione degli scambi. L’imposizione di un’aliquota ottimale (“sin tax”) sui prezzi di vendita
indurrebbe un equilibrio in cui il consumo di droga è inferiore rispetto a quello del mercato nero. La
legalizzazione degli scambi avrebbe, inoltre, delle benefiche implicazioni per l’erario nazionale:
l’eliminazione dei costi di applicazione della normativa proibizionista e la riscossione delle imposte
sulle vendite di droga.
In Italia lo strumento fiscale è usato per il contenimento del consumo di alcune droghe (tabacchi ed
alcolici). In particolare, sul prezzo di vendita delle sigarette grava un’aliquota assai pesante
(75,5%), senza che ciò induca un contrabbando quantitativamente significativo. Assumendo
l’ottimalità di questa aliquota, abbiamo stimato quale sarebbe stato il beneficio per l’erario italiano
se nel periodo 2000-05 il mercato delle droghe fosse stato regolato come quello dei tabacchi. A tal
12 Ammettendo una sostituibilità tra droghe in base al loro status legale (Di Nardo e Lemeieux, 1992), ciascuna di
queste cifre rappresenta una probabile sottostima del beneficio fiscale derivante dalla legalizzazione di una singola
sostanza.
fine applichiamo al caso italiano un modello che identifica il costo fiscale del proibizionismo nelle
spese per servizi di polizia, giudiziari e carcerari e nelle entrate (non riscosse) sulle vendite.
Abbiamo così stimato che dal 2000 al 2005 il costo del proibizionismo sia ammontato a quasi 60
miliardi di euro, in media 10 miliardi all’anno, di cui quasi 8 miliardi di euro all’anno d’imposte
non riscosse. Guardando alla ripartizione dei costi per sostanze, si nota che circa 2/3 del totale siano
attribuibili alla proibizione della cannabis (circa 38 miliardi), mentre minori benefici fiscali
sarebbero derivati dalla legalizzazione della cocaina (15 miliardi) e dell’eroina (6 miliardi).
Il nostro studio ignora altre indirette implicazioni fiscali del proibizionismo, tra cui l’aumento della
criminalità e dei rischi per la salute dei consumatori dovuti alla relegazione degli scambi di droga
nel mercato nero13. L’omissione di queste poste fa sì che le suddette cifre rappresentino una
sottostima del costo fiscale del proibizionismo.
13 Miron (1997) illustra la letteratura empirica sulla relazione tra criminalità e proibizionismo, Miron e Ziebel (1991) le
conseguenze del probizionismo degli alcolici negli Usa sulla salute dei consumatori.
Bibliografia.
Baldassarri Mario (1993) Reprimere o liberalizzare: la droga come mercato, Il Mulino, vol. 2.
Becker, Gary S. e Murphy Kevin M. (1988) A theory of rational addiction. Journal of Political
Economy, 96, pp. 675-700.
Becker, Gary S., Grossman, Michael e Murphy Kevin M.: Rational addiction and the effect on price
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Tabelle e grafici.
Tabella 2.1.1: Operazioni di polizia e persone denunciate alla A.G. (2000-05).
Totale cannabis Cocaina eroina ATS Altre
Operazioni 141.600 70.684 35.908 29.140 3.049 2.820
(media) (23.600) (10.098) (5.130) (4.163) (436) (403)
% 49,9 25,4 20,6 2,2 2,0
Denunciati 226.701 91.033 69.502 56.205 4.968 4.993
(media) (37.783) (13.005) (9.929) (8.029) (710) (713)
% 40,2 30,7 24,8 2,2 2,2
Fonte: DCSA, 2007, p.188.
Tabella 2.1.3: Processati, condannati e detenuti per reati di droga (2000-05).
Totale (2000-05) Media annuale % sul totale
Processati 250.153 41.692 8,3
Condannati 130.116 21.686 9,2
Carcerati * 20.868 37,5
Fonte: Istat, “Statistiche giudiziarie penali”, tab. 1.4, tab. 1.7, e tab. 10.3.
Tabella 2.2.1: Il consumo di sostanze illecite in Italia.
Cannabis Cocaina Eroina ATS
Consumatori (migliaia) 4.345 814 310 155
Diffusione in Italia (%) 11,2 2,1 0,8 0,4
Diffusione nel mondo (%) 3,8 0,3 0,4 0,4
Posizione italiana in Europa II III V XXII
Quantità consumata (tonnellate) 1.172 33 9 *
Quantità consumata (milioni di euro) 7.617 2.894 613 *
Fonte: Unodoc (2007), Istat (2003). N.B. Dati relativi al consumo annuale nella classe d’età 15-64, anno 2005.
Tabellla 4.1.1: Spesa pubblica indotta dal proibizionismo (milioni di euro).
Totale (2000-05) Media annuale % sul totale
Polizia (EP) 5.763 961 45,1
Mafistratura (EC) 1.077 179 8,4
Carcerari (EJ) 5.952 992 46,5
Spesa Totale 12.792 2.132 100,0
Tabella 4.1.2: Ripartizione della spesa per sostanze (milioni di euro).
Totale (2000-05) Media annuale % sul totale
Cannabis 5.656 943 44,2
Cocaina 3.688 615 28,8
Eroina 2.886 481 22,6
Altre droghe 562 93 4,4
Tabella 4.2.1: Produzione e consumo di droga nel mondo.
Produzione
mondiale
(tonnelate)
Quantita'
disponibile
(tonnellate)
Consumatori
(milioni, eta' 15-64)
Consumo annuale
pro-capite (grammi)
Cannabis 48600 42828 158,8 270
Cocaina 984 571 14,3 40
Eroina 606 449 15,6 29
Fonte: Unodoc 2007, pag. 7, 14, 97,103, 169.
Tabella 4.2.2: Il consumo di droga in Italia (2005).
Prevalence rate (%) Consumatori Quantita' consumata (tonnellate)
Cannabis 11,2 4345303 1172
Cocaina 2,1 814744 33
Eroina 0,8 310379 9
Fonti: UNODOC, 2007, tab 3.5.1; 3.5.2; 3.5.3; Istat,, 2003.
Tabella 4.2.3: Prezzi nel mercato nero e prezzi “cum sin-tax” (€/gr.).
Regime Cannabis Cocaina Eroina
Prezzi nel mercato nero (media 2000-05) 7,1 96 73
Prfezzi cum “sin-tax” (media 2000-05) 6,4 180 141
Fonti: Parlamento Italiano, XIV Legislatura,,e DCSA (tab. 1, pag. 168).N.B. Il prezzo della cannabis e' una media non ponderata dei prezzi di hashis
e marijuana. Il prezzo dell'eroina e' una media non ponderata dei prezzi di eroina bianca e “brown”.
Tabella 4.2.4: Stima delle imposte sulle vendite non riscosse (2000-05, milioni di euro).
Sub- Totale % su totale media
Cannabis 32.490 69,8 5.415
Cocaina 11.241 24,1 1.874
Eroina 2.843 6,1 474
Totale 46.575 100,0 7.763
Fonti: tab. 4.2.2 e tab. 4.2.3.
Tabella 4.3.1: Stima delle implicazioni fiscali del proibizionismo (milioni di euro).
2000-05 media. % sul totale
Spese di “enforcement” (E): 12.792 2.132 21,5
Servizi di polizia 5.766 961 9,7
Servizi di magistratura 1.076 179 1,8
Servizi carcerari 5.952 992 10,0
Tasse non riscosse (T*QL): 46.573 7.762 78,4
Cannabis 32.490 5.415 54,7
Cocaina 11.241 1.874 18,9
Eroina 2.842 474 4,8
Costo Totale (E+ T*QL) 59.367 9.895 100,0
Tabella 4.3.2: Ripartizione del costo fiscale per droga (milioni di euro).
2000-05 media. % sul totale
Cannabis 38.146 6.358 64,9
Spese di “enforcement” (E): 5.656 943 9,6
Tasse non riscosse (T*QL): 32.490 5.415 55,3
Cocaina 14.929 2.488 25,4
Spese di “enforcement” (E): 3.688 615 33,8
Tasse non riscosse (T*QL): 11.241 1.874 19,1
Eroina 5.729 955 9,7
Spese di “enforcement” (E): 2.886 481 4,9
Tasse non riscosse (T*QL): 2.843 474 124,0
Graf. 4.1: Ripartizione del costo fiscale del
proibizionismo.
68%
26%
6%
Cannabis
Cocaina
Eroinahttp://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.mentecritica.net/wp-content/uploads/2008/11/mafia.jpg&imgrefurl=http://www.mentecritica.net/societa-miste-di-tipo-mafioso/informazione/doxaliber/9205/&h=536&w=500&sz=33&tbnid=xkmzP1ye2H_wlM:&tbnh=232&tbnw=217&prev=/search%3Fq%3Dimmagini%2Bmafia%26tbm%3Disch%26tbo%3Du&zoom=1&q=immagini+mafia&hl=it&usg=__VOc4zW0gs7YblKadIAxpY60OMJE=&sa=X&ei=WMOxTaaEDpCfOtH60f0I&sqi=2&ved=0CCgQ9QEwAg