sabato 19 marzo 2011

Proposte di rifondazione della sinistra europea: Oskar Lafontaine e la Linke tedesca

Nel nostro percorso di ricerca sui pensatori moderni che contestano il sistema neo-liberista globale e prospettano delle alternative di sinistra, vogliamo proporre questa intervista a Oskar Lafontaine, del partito "Linke" tedesco, che in pochi anni, da piccolo partito di estrema sinistra ha saputo diventare un punto di riferimento per tutti coloro che pensano che un altro mondo sia possibile. E'importante rilevare cosa accade fuori dai nostri confini nazionali, perché un'alternativa di sinistra deve realizzarsi in tutta Europa, e possibilmente in tutto il mondo. Nel mondo globalizzato diventa sempre più difficile per qualsiasi Stato Nazione, poter declinare dei principi anti-capitalisti solo all'interno del proprio territorio. Dobbiamo puntare perciò ad un'alleanza internazionale tra movimenti e partiti che rifiutano il neo-liberismo, con un lavoro che miri sempre al "glocal", cioè che influisca sul locale, sul territorio, mantenendo sempre una prospettiva globale e allacciando relazioni, alleanze, rapporti, con chi in altre parti del mondo si batte per gli stessi principi.

Questo non è l'unico mondo possibile!  

Dal sito: http://www.legadeisocialisti.it/

  

Oskar Lafontaine: Rifondiamo la sinistra europea


Lafontaine: «Rifondiamo la sinistra europea»
Scritto da Oskar Lafontaine (pres. Die Linke) 


La crisi che stiamo attraversando non è semplicemente tecnica ed economica ma di tutto il sistema sociale. E’ importante sottolineare questo punto, altrimenti rischiamo di non capirla. Sono in gioco i nostri valori. Per trent’anni ha dominato la filosofia neoliberista, una filosofia contro l’umanità il cui unico obiettivo è il profitto e non la soddisfazione dei bisogni dell’uomo. 
E per avere sempre maggiori profitti si deregolamenta tutto a livello mondiale. Mi piace sempre citare Rousseau per spiegare cosa dobbiamo fare: bisogna avere delle regole per difendere i deboli. In questo periodo senza regole sono i più deboli che necessariamente soccombono. Il risultato di questa crisi è una profonda recessione economica che verrà pagata dai più deboli.
La sinistra deve avere un’altra filosofia rispetto al neoliberismo. Se loro chiedono deregolamentazione, noi dobbiamo chiedere più regole. Se loro parlano di privatizzazione noi proponiamo una più forte presenza pubblica in economia. Cuore del neoliberismo è la flessibilità. Bene, noi proponiamo allora un mercato che permetta agli uomini di essere liberi, contro la precarietà.

La nostra è una filosofia di salari adeguati ai bisogni umani, accettabili non solo per le famiglie ma anche dai singoli. Penso che in Germania quasi tutti i partiti siano infetti dal virus neoliberista. Nel mio paese c’era una forte domanda popolare di un partito diciamo «sano», immune da questo virus. E noi siamo stati, e siamo ancora, in grado di dare una risposta a questa domanda. Faccio alcuni esempi: siamo contrari alla prosecuzione della guerra in Afghanistan; gli altri partiti chiedono a gran voce flessibilità, bene, noi siamo per una forte regolamentazione del mercato; e ancora, lottiamo perché si arrivi per legge a un salario minimo garantito. Sulle pensioni tutti i partiti tedeschi puntano alla distruzione del sistema pensionistico pubblico. Noi vogliamo che le pensioni dei nostri anziani siano adeguate ai loro bisogni. Sulla disoccupazione: dopo un anno di non lavoro adesso si hanno 350 euro. Noi chiediamo maggior sostegno ai disoccupati. Abbiamo quattro punti chiari, condivisi dalla maggioranza della popolazione. E grazie a quelli cresciamo anche elettoralmente.
La sinistra anche in Italia deve avere pochi punti chiari su cui non deve transigere. Devi arrivare al popolo. Se fai compromessi non buoni con altri, poi la paghi. Anche elettoralmente. E’ il concetto di sinistra “riformista” ad essere falso: un movimento veramente riformista si deve porre come obiettivo delle riforme, al termine delle quali la popolazione stia meglio. La cosiddetta sinistra “riformista” oggi punta invece all’eliminazione di vantaggi sociali. Non ci si può alleare con chi si dice di sinistra e poi porta avanti politiche che non lo sono. Si torna al concetto iniziale: la formula di Die Linke è per la regolamentazione. E poi in politica estera dobbiamo dire no alla guerra. Serve un rinascimento della sinistra in tutta Europa, direi una «rifondazione», servono punti chiari e condivisi con la base; se decidono tutto i vertici allora si perde. La sinistra deve tirare fuori la testa dal sistema. Un partito si definisce dal programma. Il programma dice chiaramente chi siamo e dove vogliamo andare. E anche con chi possiamo fare il percorso. Anche rischiando di perdere qualcuno per strada.
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Oskar Lafontaine
(presidente della Linke tedesca insieme a Gregor Gysi)

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