mercoledì 30 marzo 2011

Sull'idiozia e malafede dei "complottisti" per professione, generalmente dell'area dei "rosso-bruni".Fuori i fascisti dal dibattito!


Voglio tornare con una riflessione sulla Rivoluzione Egiziana: ancora oggi ci sono dei personaggi che vedono complotti ovunque, e spesso non certo per amore di verità, ma per cieca ideologia. Sulla Libia non voglio entrare più di tanto nel merito perché anche io come la brava Lia di cui riporto questo bellissimo post, (che smaschera la malafede dei "complottisti" di professione), ma sull'Egitto che è la mia seconda patria, che conosco così bene dal 1991 e che ho visto evolversi, mutare, regredire e poi progredire durante i numerosi anni della mia vita passati al Cairo e in parte nei villaggi della campagna del sud Egitto, non tollero speculazioni perché conosco molto bene la genuinità della Rivoluzione e di chi l'ha compiuta. 

Chi mi legge ed è antifascista (spero tutti!) può capire la mia rabbia di fronte a tale malafede e ignoranza: è come se ci dicessero che la Resistenza italiana al nazi-fascismo fosse stata tutto un complotto americano e i nostri eroici partigiani (a proposito ieri ho fatto la tessera dell'Anpi!), delle semplici inconsapevoli pedine. Non è un caso infatti che le tesi "complottiste"  trovino particolare diffusione negli ambienti dell'estrema destra: sia quella più becera sia quella che si illude di essere intellettuale o che addirittura strizza l'occhio a certa estrema sinistra, i cosiddetti rosso-bruni. I rosso-bruni in particolare, eredi dei nazi-maoisti dello stragista Freda, sono una vera iattura: ambienti perennemente inquinati da rapporti loschi con i Servizi Segreti, sono i peggiori supporter della causa palestinese e delle cause per l'autodeterminazione dei popoli, il loro comunitarismo è una finzione nazista per richiamare o allocchi che non capiscono o altri delinquenti come loro. A questa gentaglia suggerirei di non farsi più vedere negli ambienti della solidarietà al popolo palestinese che danneggiano e basta e nei movimenti di sinistra in generale perché non ci casca più nessuno: possono pure usare tutte le denominazioni "quasi-rosse" del mondo, possono fingersi militanti di cause popolari come nel campo dell'ambiente, ecc.  ma non ci ingannano, fascisti sono fascisti resteranno, ed il loro ambiente naturale sono le fogne. I fascisti sono da escludere dal discorso politico e basta, non devono avere alcun tipo di agibilità, politica, culturale. "Smash the fascism" !

Dal blog: http://www.ilcircolo.net/lia/

(blog molto interessante e che segnalo) 

No, il complotto no!

Io di Libia non so niente e sono in ottima e numerosa compagnia. Mi volete dire che c’è la guerra civile? D’accordo. Che va tutto bene? Eh. Che c’è il complotto dell’Occidente contro Gheddafi? Fate voi. Attingiamo tutti alle stesse fonti: ognuno si faccia la sua idea e poi, prima o dopo, qualcuno ci racconterà come è andata. Magari scopriremo che aveva davvero ragione Gheddafi e che ai giovani libici è stato effettivamente versato un pentolone di LSD nella colazione, ed è per questo che sono agitati. Chennesai.
Sull’Egitto, invece, direi che dovremmo avere tutti le idee più chiare. E invece no: ti guardi in giro, certe volte, e ti domandi se il pentolone di LSD non sia finito pure nel cappuccino di qualche italiano, ché sennò non te lo spieghi.
Ieri, per dire, c’era uno che sosteneva su FriendFeed che, secondo lui, gli egiziani avevano fatto la rivoluzione perché invidiosi dello stato democratico raggiunto dall’Iraq. Una cosa tipo: “Ah, beato l’Iraq che è un paese felice, stabile, democratico dove tutti convivono in pace e scelgono i propri rappresentanti che li tutelano e sono pieni di diritti, ma che culo che ci hanno ‘sti iracheni e noi invece no.” Sì, in effetti. E’ il faro del mondo arabo, l’Iraq. Il modello della gioventù araba tutta.
O, più probabilmente, i neocon si drogano moltissimo: io l’ho sempre sostenuto, del resto.
Sul fronte opposto, ma a bagno nello stesso pentolone di LSD, ci sono quelli che in Egitto è stato tutto un complotto degli USA e non bisogna quindi gioire per gli egiziani ma, al contrario, dispiacersi un mucchio per loro. La teoria piace a diversi nemici acerrimi dei neocons, ma il suo campione italiano, a quanto scopro sia da Leonardo che nei commenti del mio stesso blog, sarebbe un giornalista del Giornale, Marcello Foa. Uno a cui, peraltro, gli egiziani stavano sulle scatole da un pezzo, visto che già un anno fa titolava “E ora basta compiacenze con l’Egitto!”
L’idea sarebbe questa: gli USA avrebbero scoperto il sistema per spingere intere popolazioni – parliamo di numeri enormi, milioni di persone – a sollevarsi contro i loro dittatori. E’ come avere i superpoteri: basta guerre, basta invasioni, niente più occupazioni, non c’è bisogno di spedire manco un elicottero: una bella ipnosi di massa tramite Facebook ed è fatta.
Quello che non si capisce, e vorrei tanto che i complottisti me lo spiegassero, è come diavolo gli viene in mente, agli USA, di usare questo po’ po’ di superpoteri contro i governi che gli sono amici, invece che contro quelli nemici. Non contro l’Iran. Non contro Gaza. Persino la Siria tace, ed è tutto dire. No: gli USA starebbero rovesciando l’Egitto. La Tunisia. Il Barhein. La Giordania. Lo Yemen. Tra un po’ pure l’Arabia Saudita. No, ma spiegami. Trovami una logica.
E spiegatemi pure cosa c’entra Qaradawi, nel complotto americano.
A meno che non vogliamo fare il complottismo del complottismo: che Barak Obama, con quel suo bel nome arabo e la pelle scura, non sia in realtà un moro infiltratosi nel cuore del potere americano. E allora, vabbe’: il complotto è arabo, non americano, e un nuovo panarabismo si è intascato la Casa Bianca. L’idea è suggestiva, e mi pare persino più realistica del suo contrario.
Più semplicemente, a me pare che ci sia un sacco di gente che non è psicologicamente preparata a immaginare un mondo dotato di dinamiche proprie, spesso caotiche e imprevedibili. C’è bisogno di immaginare una sorta di grande controllore onnipotente, che sia Dio o gli USA poco cambia: uno che faccia succedere le cose in base a un disegno più o meno imperscrutabile. Per una sua volontà che un giorno capiremo.
E’ estremamente reazionario, il complottismo applicato alla rivoluzione egiziana: in un colpo solo, assolve noi imbelli dalla colpa di essere un popolo sempre più suddito dei poteri di casa nostra e toglie dignità, merito e persino umanità ai milioni di egiziani che hanno rischiato tutto e si sono messi in gioco uno a uno, in questa rivoluzione, e continuano a farlo mentre noi siamo qua che chiacchieriamo. Certo: come immaginare che gli egiziani possano avere dell’autodeterminazione? Impossibile, è stato Obama che li ha ipnotizzati via Facebook. Del resto sono arabi e, come è noto, gli arabi mica sanno pensare con la testa loro…
Via con le cazzate, quindi: con Foa che si chiede come abbia fatto Ghonim a pagarsi i 10 euro di benzina che servono per raggiungere Doha da Dubai. Con la delegittimazione di Maher e Ghonim che, in quanto idealisti e spontanei, dovrebbero dimostrare di essere anche cretini, privi di reddito e incapaci di progettare azioni politiche di grossa portata, ché se ci riescono è perché c’è del marcio sicuramente. Come se, chessò, ai padri della nostra Resistenza fosse stato richiesto di essere degli sprovveduti. Come se non stessero facendo politica da anni, quelli del Movimento 6 aprile. Ed è lo stile del Giornale applicato agli egiziani: ci manca che ci si interroghi sul colore dei loro calzini, sui baci dati in passato, sulle case prese in affitto. Conosciamo il metodo.
O con i commentatori che vengono a difendere Gamal Mubarak sul mio blog paragonando il suo discredito alla bufala dei neonati tolte delle incubatrici in Kuwait, nientedimeno. Gamal Mubarak!
E la cosa che mi spaventa è che si potrebbe leggere come fuoco amico, questo. Gente che non immagini reazionaria né antiaraba, il più delle volte. E quindi, per quanto mi dispiaccia, torno a pensare quello che ho già scritto mille volte, su questo blog: che la storia araba, il mondo arabo, il popolo arabo non sono altro, per molti di quelli che apparentemente li sostengono, che pedine di un risiko tutto loro, fantasmi di un immaginario politico che li vuole strumenti e non protagonisti.
Ci dispiace tanto, la rivoluzione non è stata religiosa. L’ha fatta un popolo che èanche musulmano ma la cui identità non è riducibile a una mera appartenenza religiosa. Hanno chiesto dignità e diritti, non uno Stato islamico. E credo che abbiano fatto benissimo, anche dal punto di vista religioso: l’islam, ridotto a politica, diventa un pantano di ipocrisia. Meglio proteggerlo, e pazienza se si dà un dispiacere a chi non sa trovare idee migliori per giocare a fare l’antisistema.

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