venerdì 16 settembre 2011

SULLA SINISTRA EGIZIANA GIOVANILE


Come promesso, riportiamo gli articoli che Paolo Gonzaga, uno degli autori principali di questo blog collettivo, sta pubblicando sul suo nuovo blog personale:

http://paologonzaga.wordpress.com/




Unione Giovani Socialisti 

Egiziani: i primi due comunicati  ufficiali


Voglio cominciare, parlando di sinistra in Egitto, da quella che é una delle novità più dirompenti sulla scena egiziana: i giovani della sinistra militante, ragazzi e ragazze attivi nei partiti o comunque nell’area della sinistra egiziana, che fanno attività studentesca, sindacale, di lavoro politico, sociale, culturale, e di opposizione alle logiche neo-liberiste di cui l’Egitto di Mubarak è stato un laboratorio mondiale. (anche se per rendere più comprensibile il quadro, accennerò anche a quelle che sono le formazioni principali della sinistra egiziana attuale) Questi ragazzi e ragazze si sono riuniti sotto la sigla “Unione dei Giovani Socialisti Egiziani” e sono stati i protagonisti della rivoluzione, anche se non sono in tanti a saperlo. Infatti i telegiornali di tutto il mondo erano troppo occupati a parlare di “rivoluzione di facebook”, per rendersi conto del sudore e del sangue versato da centinaia di egiziani di ogni classe sociale, ma in gran parte del proletariato urbano, perché se poi gli slogan sono diventati via via con il crescere ella rivoluzione più incentrati su democrazia e diritti, all’inizio si parlava più di pane e di rivendicazioni economiche e le basi della rivolta covavano da tempo nei distretti industriali attorno al Cairo, dove un operaio guadagna 700 lire egiziane al mese, cioè circa 90 euro al mese, e dove ancora oggi si sta lottando per portare questo che é il salario minimo a 1.200 lire egiziane, circa 140 euro. Invece tutti noi, grazie ai mass-media mondiali, conosciamo il “Movimento 6 Aprile”, che diede il via alla rivolta, e a cui bisogna comunque essere grati per il coraggio, la determinazione, la testardaggine e la preparazione con cui sono riusciti a far sollevare un popolo (movimento di cui parlo ampiamente nel mio libro sulla rivoluzione egiziana “Islam e democrazia – i Fratelli Musulmani in Egitto”) . La rivoluzione ebbe inizio infatti con la manifestazione che il “Movimento 6 Aprile”- composto da molti blogger e da giovani di ogni credo politico, quasi sempre laico, spesso semplicemente “democratici” – organizzava ogni anno in occasione della “Festa della Polizia” , una contro-manifestazione in sostanza, per denunciare le torture e gli arbitrii polizieschi. – Mi hanno personalmente confermato alcuni attivisti con ruoli di responsabilità nel gruppo, che con la manifestazione del 25 Gennaio di quest’anno ebbero un successo inaspettato, ma molti di noi non sanno che tra questi primi rivoluzionari, c’erano i giovani della sinistra, i giovani dell’”Unione Giovani Socialisti Egiziani”. Ancora non erano nati come sigla giovanile, e operavano in gruppi legati ai partiti e a movimenti della sinistra, nel Tajammu’ , nei giovani dei socialisti rivoluzionari, nei movimenti studenteschi e molto spesso in collaborazione con i giovani del “6 Aprile”. Molti non sanno che, quella saldatura sociale vincente tra studenti ed operai fu ciò che portò alla rivoluzione e che continua ancora oggi perché la rivoluzione non si é ancora realizzata appieno. La saldatura che portò a interagire e a far lavorare insieme, sin dal 2006 con i primi grossi scioperi operai ,giovani studenti, giovani disoccupati, giovani precari, e movimento operaio – in particolare inizialmente nel distretto industriale di Mahalla, ma poi presso tutte le città industriali che circondano Il Cairo e non solo, e a Suez. Oggi a Suez gli operai, ormai consapevoli dei propri diritti e finalmente liberi di formare sindacati indipendenti, diritti ottenuti dopo la rivoluzione, sono perennemente in lotta, issano degli striscioni con scritto “Gli operai hanno sempre ragione,  non il cliente”. La lotta per l’aumento del salario minimo si é fatta ancor più intensa. E’ quindi importante sottolineare il merito dei giovani socialisti e di sinistra che furono i primi, assieme al “Movimento 6  Aprile”, ad intraprendere questa strada che poi portò alla cacciata di Mubarak. Oggi i Giovani Socialisti lavorano assieme ai nuovi sindacalisti eletti liberamente ed entusiasti, decisi a fare al meglio il loro lavoro e arrabbiati perché dal punto di vista sociale ed economico gli egiziani stanno sempre peggio, la povertà aumenta e l’Egitto ha bisogno di un rapido e reale cambiamento. I giovani socialisti, comunisti, socialisti, della sinistra in generale, sono tanti, attivi, entusiasti e soprattutto, come vedremo dal primo comunicato, che ho l’onore di aver tradotto per loro, (così come il secondo), non hanno nessuna intenzione di lasciarsi indebolire dalle solite liti che avvengono nei e tra i partiti della sinistra. Infatti il principale, più antico e storico partito della sinistra Egiziana, “Al Tajammu’ al Taqaddumi”, “Il Raggruppamento Progressista”, chiamato da sempre e da tutti semplicemente “Tajammu’” (Raggruppamento”), la cui antica sede in centro del Cairo ho visitato più volte, e in cui fa bella mostra  una foto di Che Guevara assieme ai dirigenti egiziani del partito degli anni ’70, ha subito recentemente una scissione da cui é nato un nuovo partito che si chiama “Alleanza Popolare Socialista”. Poi c’è il piccolo “Partito Comunista Egiziano”, poi il “Partito Socialista Rivoluzionario” e sono in via di formazione altri partiti di sinistra. Ebbene, i giovani della sinistra hanno by-passato tutti questi partiti in cui la stragrande maggioranza di loro milita,  raggruppandosi in un’unione giovanile che gli permette, mantenendo la propria identità, di agire collettivamente aldilà degli interessi immediati delle varie nomenklature di partito. Questo lo vediamo con il primo Comunicato che hanno pubblicato sulla loro pagina facebook: http://www.facebook.com/notes/union-of-egyptian-socialist-youth/primo-comunicato-la-nostra-unione-%C3%A8-una-missione-rivoluzionaria-e-patriottica/259988260688953
Unione Giovani Socialisti Egiziani (Ittihad al Shabaab al Ishtirakii)
Comunicato di fondazione dell’Unione (16 Marzo 2011)
 Bayyan al Awwal…….: Primo Comunicato: La nostra unione è una missione rivoluzionaria e patriottica
Alla luce della marea rivoluzionaria che sta spazzando la regione araba, che scaccia giorno dopo giorno, un sistema dittatoriale dopo l’altro, per aprire le porte della libertà ai popoli oppressi del Terzo Mondo, ci troviamo, noi giovani del movimento della sinistra egiziana,  davanti ad una responsabilità storica che mira a far tornare il movimento al suo posto naturale, nel cuore delle masse egiziane, lontano dal leaderismo elitario dei partiti tradizionali della sinistra esistenti, che hanno portato con loro, chi vuole incatenare il movimento dei giovani in questi partiti.
Noi annunciamo il nostro inizio con la fondazione dell’ “Unione Giovani Socialisti Egiziani” e affermiamo l’importanza di questo passo, nei confronti della Contro-rivoluzione. Mentre siamo pronti ad affrontare qualunque assalto alla Rivoluzione del popolo egiziano -nel cui cuore, nel cuore ci sono i giovani, il 25 Gennaio –  da parte dei residuati del partito di Mubarak, e dei delinquenti della Sicurezza Nazionale, ora sciolta, in aggiunta a degli uomini d’affari che compiono ogni sforzo per mantenere un sistema che realizza i loro interessi di classe, e sono pronti a cooperare con i residuati della Sicurezza di Stato, per compiere qualsiasi cosa pur di mantenere il sistema che gli permette di mantenere queste differenze enormi con i poveri, e non accetterebbero mai altro che un sistema che favorisca loro.
Questa è in aggiunta alle forze oscure che hanno iniziato a muoversi in forma più organizzata nel tentativo di rafforzare il loro controllo sulla strada egiziana, approfittando del denaro, dei canali satellitari e dei sentimenti religiosi, diffusi presso tutto il nostro popolo egiziano.
Nonostante tutto questo, nonostante i grandi cambiamenti rivoluzionari che avvengono in Egitto in questo istante, noi notiamo con tristezza, un eccesso di frammentazione. La sinistra si è divisa sui due livelli: organizzativo e politico, e si è notata l’assenza di una visione strategica per l’unione delle forze della sinistra, sia a livello organizzativo che teorico, oltre all’accettazione di numerosi dirigenti politici dello stato di fatto, di gente che adora la scuola dell’ opportunismo politico, che ha già ucciso l’intera organizzazione giovanile negandole il diritto un certo numero di voti aggiuntivi nel Comitato Centrale, come è accaduto in uno dei partiti della sinistra.
Partendo da questo, abbiamo compreso, e siamo una parte dei giovani della più ampia corrente della sinistra, che abbiamo l’opportunità, con la fase attuale, di aprire un’ampia prospettiva per sviluppare un progetto giovanile di sinistra, lontano dalla tutela dei partiti e delle organizzazioni tradizionali, i cui dirigenti hanno portato all’incatenamento del movimento giovanile, come anche ci hanno portati a lottare in isole separate lontane l’una dall’altra. E che ciò sia avvenuto per divergenze personali o per errori organizzativi, la colpa non è comunque nostra.
E ancora questi dirigenti, nonostante la rivoluzione del 25 Gennaio sia stata accesa dai giovani, persevera a voler esercitare la sua tutela sui giovani della sinistra, nei suoi partiti e nelle sue rigide organizzazioni, e persevera a non voler lasciare alcuno spazio agli elementi e ai quadri giovanili di guidare o nemmeno partecipare alla dirigenza di questi partiti e organizzazioni. Noi perciò, persuasi dell’incapacità di questi partiti di esprimere i nostri sogni, e ambizioni, noi giovani della sinistra d’Egitto, per nostro senso di responsabilità  verso la nostra patria e verso la nostra area politica e la nostra convinzione nel ruolo che deve svolgere la sinistra presso il popolo egiziano in questo periodo, che è un ruolo che non può essere svolto attraverso i metodi tradizionali di questi partiti e di questi dirigenti; noi siamo certi che la fondazione di una unione dei giovani in cui si uniscono tutte le forze della sinistra, lontani dalla tutela delle leadership di questi partiti – con il diritto di ogni compagno/a a mantenere la propria appartenenza di partito o organizzazione – sia divenuta una missione rivoluzionaria e patriottica
Unione Giovani Socialisti Egiziani
Da questo primo comunicato possiamo facilmente percepire la determinazione di questi giovani, che sono gli unici a vivere nei quartieri popolari e a svolgervi attività politica, oltre agli islamisti. Perciò se non vogliamo un Egitto islamico stile Arabia Saudita o simili, vista anche la tendenza ultra-reazionaria presa recentemente dalla principale forza politica del paese, i Fratelli Musulmani,recentemente divenuti alleati dei “salafiti”, che nel loro estremismo e fanatismo proclamano apertamente il loro disprezzo per la democrazia, dovremmo trovare il modo per esprimere almeno la nostra solidarietà a questi/e giovani/e che sognano un altro Egitto, un Egitto rivoluzionario, che stando al loro secondo comunicato, a me piace molto:
COMUNICATO 9/9  IL POPOLO HA DECISO LA CADUTA DEL REGIME
Sono passati sette mesi dalla vittoria della prima ondata della rivoluzione, con la destituzione della capo del regime, Hosni Mubarak,  e la rivoluzione non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi; gli obiettivi per cui si è scesi in piazza, e per cui è stato versato il sangue dei nostri martiri e dei nostri compagni, che hanno lottato per realizzarli. Anzi, al contrario, la Contro-rivoluzione ha riorganizzato le sue fila in tutto questo periodo; periodo nel quale le forze islamiste e il Consiglio Militare hanno giocato un ruolo di diffamazione delle forze rivoluzionarie, di quelle forze che vedono chiaramente che la rivoluzione non è finita e non finirà sino a quando saranno realizzati i suoi obiettivi. Il sistema è ancora lo stesso dell’epoca di Mubarak, ancora al servizio della classe capitalista che succhia il sangue dei nostri poveri, rimangono miliardi di dollari a favore dei ricchi, mentre viene diminuito il supporto ai poveri, e non pagano i salari e per le pensioni mentre le libertà personali sono ancora falcidiate dai tribunali militari. Noi, dell’”Unione dei Giovani Socialisti” consideriamo il Consiglio Militare e il governo civile di Essam Sharaf, come una continuazione del regime di Mubarak, e sottolineiamo la necessità di radunarci tutti sotto lo slogan della rivoluzione “Il popolo vuole la caduta del regime”, confermando che noi abbiamo deciso davvero la caduta di questo regime con tutti i suoi simboli, di tutti quelli che vi hanno aderito socialmente, economicamente e politicamente.
Sottolineiamo che noi non accetteremo una mezza rivoluzione che non dà ai poveri egiziani i diritti che gli spettano, diritti sociali, economici e politici, che non garantisce l’equa distribuzione della ricchezza, che non garantisce una vera democrazia nel suo disagio sociale, e non accettiamo  nemmeno una democrazia ridotta al solo responso dell’urna elettorale. Non accetteremo una rivoluzione che non difende nella sua Costituzione le classi sociali popolari e che non offre possibilità di lavoro ai suoi giovani, che non garantisce l’indipendenza del suo potere giudiziario, non accetteremo una rivoluzione che impone una legge elettorale deforme che non consente agli egiziani all’estero il diritto al voto. Non accetteremo una rivoluzione che spedisce i rivoluzionari davanti alle Corti Militari e i criminali comuni alle Corti Civili. Continueremo nella nostra rivoluzione fino alla vittoria, cioè alla realizzazione completa degli obiettivi della rivoluzione.
Piazza Tahrir 9 Settembre
0128240175 – 0100913190 – 0123535994
http://www.facebook.com/egy.socialist.youth
Questo comunicato non é ancora stato pubblicato perché ho appena inviato la traduzione ai responsabili dell’organizzazione.
Trovo  che la determinazione a perseguire gli obiettivi della rivoluzione da parte di questi giovani sia meravigliosa, penso alla minaccia islamista che devono affrontare, partendo già sfavoriti in un paese estremamente religioso e dove la propaganda dei gruppi islamisti é continua, 24 su 24, avendo, oltre ad un fortissimo migliaia di moschee che gli fungono da palco politico.
Fine prima parte

by paologonzaga on settembre 13, 2011


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