venerdì 25 marzo 2011

LEGALIZE CANNABIS

Questo è un blog "eretico", dove voglio dare spazio a tutte le forme alternative di società, agli ideali di cambiamento, alle rivendicazioni di nuovi e vecchi diritti. Per questo l'antiproibizionismo è un tema che troverà parecchio spazio. Pensiamo infatti che la narrazione e l'approccio delle "war on drugs" siano le premesse che Reagan, ma ancor prima di lui Hoover e Nixon, hanno posto per creare quel clima di militarizzazione delle città e di internazionalizzazione delle forze con compiti di polizia, che è stato fondamentale per creare le società del controllo attuale, locale e globale.
Pubblichiamo qui un appello ad un convegno che si terrà Domenica 3 Aprile a Bologna e che ritorna sulla necessità di incominciare a spezzare il proibizionismo partendo dalla legalizzazione della cannabis, pianta innocua, dalle alte potenzialità mediche e anche per questo, ancora osteggiata da numerose lobby. Grossi progressi su questo fronte sono stati fatti sia a livello di legislazioni nazionali, che a livello culturale e scientifico.

Dal sito: http://retedeicittadini.it/?p=10557&cpage=1#comment-5733

Canapa: legalizziamo?


BASTA ESSERE CONSIDERATI CRIMINALI O PERICOLOSI DROGATI!
BASTA ARRICCHIRE LE MAFIE ED IL NARCOTRAFFICO!
BASTA PROIBIRE UNA PIANTA BENEFICA PER L’UOMO E PER L’AMBIENTE!
NON SIAMO TOSSICODIPENDENTI! NON SIAMO CRIMINALI!
ORA BASTA! FERMIAMO LA FOLLIA DEL PROIBIZIONISMO!
Con queste parole l’associazione ASCIA lancia l’appuntamento dell’Assemblea nazionale per la regolamentazione della coltivazione domestica della canapa
3 APRILE 2011 dalle ore 9,00, nella Sala Piazza in via Marco Polo n° 51 (presso il centro civico – zona LAME)
All’Assemblea, affermano gli organizzatori, parteciperà tutto il fronte antiproibizionista e sono stati invitati rappresentanti dei partiti politici d’opposizione, realtà sociali e sindacali, ricercatori ed operatori del settore ed anche le forze proibizioniste che per ora non ci hanno degnato di risposta.
Si invita tutta la cittadinanza interessata.
Cogliamo l’occasione per ricordare un appello della stessa associazione:
“NON SIAMO CRIMINALI. PRETENDIAMO GIUSTIZIA
A 50 anni dall’inizio del divieto mondiale della canapa (Single Convention on Narcotics, 1961) e a 5 anni dall’approvazione della modifica della legge sulle droghe voluta dal governo Berlusconi (“stralcio Giovanardi”, 2006, Legge 49/06 che ha modificato il DPR 309/90), è giunto il momento di porsi delle domande.
In nome di un teorico divieto a drogarsi, immense risorse vengono impiegate per mandare in carcere persone che hanno coltivato canapa per uso personale e intanto, nelle strade delle città di tutta Italia, la canapa (cannabis o “marijuana”) e i suoi derivati (hashish o “fumo”) sono reperibili con estrema facilità, spesso tagliati con sostanze chimiche misteriose e venduti a prezzi esorbitanti su un mercato nero fuori controllo.
Porre la canapa sullo stesso piano di tutte le altre sostanze vietate, inoltre, favorisce e asseconda, anche fra i giovanissimi, la diffusione di altre droghe illegali (cocaina, eroina, crack, amfetamine, ketamina, MDMA, etc…) e legali (alcol, tabacco, psicofarmaci) sicuramente più pericolose.
Così, mentre parte dell’economia legale si basa sulla pubblicità e sulla vendita di bevande alcoliche e sigarette, delle quali, peraltro, non sono noti gli ingredienti, sul mercato delle sostanze proibite fioriscono mafie di ogni genere, ingrassate dai milioni di euro che ogni giorno finiscono nell’economia illegale.
Le vittime di questo circolo vizioso sono onesti cittadini, studenti, professionisti, artigiani, operai, artisti, intellettuali, imprenditori, agricoltori e pensionati, che vengono criminalizzati per il semplice fatto di essere estimatori di una pianta.
Ora, se la criminalizzazione di un comportamento privato è una grave violazione delle libertà personali già di per sé inaccettabile, ancor più repressivo è l’accanimento della legge Berlusconi-Fini-Giovanardi contro chi ha deciso di coltivare canapa in proprio per non finanziare le mafie.
Per la legge italiana infatti, coltivare una pianta di canapa o possederne più della quantità massima prevista dalla legge equivale a spacciare e implica pene dai 6 ai 20 anni di carcere.”
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