venerdì 22 aprile 2011

Chi sono i salafiti, che a Gaza sono stati coloro che fisicamente hanno ucciso Vittorio Arrigoni e quale rapporto con Hamas e l'area dei Fratelli Musulmani


Proponiamo questo interessante articolo di Paola Caridi sul movimento salafita in generale e le differenze tra i salafiti e Hamas, che invece appartiene al campo dei Fratelli Musulmani e del riformismo islamico. In ricordo del caro compagno Vittorio Arrigoni...che vivrà per sempre nei nostri cuori e in quelli del popolo palestinese che ha imparato ad amarlo come se ne facesse parte da sempre...
L’esempio più eclatante dello spostamento verso l’estremo dell’islamismo è oggi, a Gaza, la minaccia salafita, che nell’estate del 2009 è divenuta di dominio pubblico, scavalcando i confini chiusi della Striscia. Nel pomeriggio del 14 agosto 2009 le forze di polizia del governo de facto assaltano la roccaforte di Jund Ansar Allah a Rafah, la moschea Ibn Taymiya. Poco prima il suo leader Abdul Latif Moussa, AKA Abu Al Nour al Maqdisi, medico laureato ad Alessandria d’Egitto e predicatore, aveva dichiarato l’instaurazione di un “emirato islamico”. I combattimenti sono duri, e si concludono solo il giorno dopo, con un bilancio sanguinoso. Venticinque i morti, tra i quali tre bambini, altri tre civili, e sei membri dell’apparato di sicurezza di Hamas. I feriti superano il centinaio, gli arrestati almeno novanta. E tra le vittime c’è anche il leader riconosciuto di Jund Ansar Allah, Abdul Latif Moussa, che – racconta il portavoce del ministero dell’interno, Ihab al Ghussein – fa esplodere la cintura esplosiva che aveva indosso quando lo vanno ad arrestare, la mattina del 15 agosto. Hamas decide, in questo modo, di fermare sul nascere la crescita di un settore non solo salafita, ma jihadista dentro il piccolo territorio della Striscia. Un settore che non solo si mostra come un competitor, ma anche come una spina nel fianco nella stessa compattezza dell’apparato securitario di Hamas.
È però, paradossalmente, soprattutto l’influenza politica del salafismo a preoccupare Hamas. Per i suoi fondamenti ideologici, Hamas è decisamente distante dall’interpretazione salafita, letteralista dell’islam. La sua nascita all’interno della Fratellanza Musulmana lo qualifica, al contrario, come un movimento riformatore, che rompe con una lettura tradizionale dell’islam e ne propone una che mette insieme credo religioso e politica, adesione a una visione convinta della fede con l’impegno nella società e nella rappresentanza politica. Hamas interpreta se stessa come una parte dell’islam moderato. E simile considerazione dello Harakat al Muqawwama al Islamiyya hanno i movimenti salafiti, per i quali Hamas, come parte della Fratellanza Musulmana, ha derogato dalla retta via, quella di una interpretazione letteralista ed estremamente restrittiva dell’islam.
L’ossatura di Jaljalat, la galassia salafita di Gaza, sarebbe  forte di undicimila uomini, anche fuorusciti dalle Brigate al Qassam.
Il rapimento di Vik Arrigoni arriva in un momento molto particolare dal punto di vista politico,  per Gaza. Per la prima volta, da anni, la riconciliazione tra Fatah e Hamas non sembra più un dossier inutile, ma potrebbe essere ripreso seriamente in esame. Così come prende quota l’idea dell’approvazione, da parte dell’Assemblea generale dell’Onu a settembre, del riconoscimento dello Stato di Palestina.  Raggiunta una tregua fragile tra Hamas e Israele, gli occhi era puntati, sino a ieri pomeriggio, sull’Egitto e sulle variazioni del suo atteggiamento verso il conflitto israelo-palestinese. Il rapimento di Vik Arrigoni scompagina un percorso che, invece, si stava inserendo su binari diversi dai precedenti.
Dal blog di Paola Caridi http://invisiblearabs.com,

Nessun commento:

Posta un commento