sabato 7 maggio 2011

C'è un'Italia migliore. Il libro di Nichi Vendola e delle Fabbriche di Nichi



In questo blog siamo dei grandi lettori e in particolare appassionati di saggistica. Perciò vogliamo proporre a chi attraversa il nostro blog, una piccola parte del libro di Nichi Vendola e delle Fabbriche di Nichi, in cui con un linguaggio semplice e alla portata di tutti, si disegna uno scenario di società diverso, una società che potrebbe sembrare quasi utopica, ma in realtà realizzabilissima e un merito di questo testo è quello di indicare anche le vie pratiche per applicare la visione di Nichi Vendola e dei giovani delle Fabbriche rispetto a una società solidale, attenta all'ambiente e e che sa pianificare il futuro energetico in base alle energie  del sole, del vento, dell'acqua, dei mari...Una società dove il benessere delle persone viene per primo rispetto al denaro e agli interessi finanziari, una società dove la flessibilità non vuole dire precariato selvaggio e in cui viene a formarsi un nuovo welfare inclusivo, che mantenendo i diritti acquisiti con le lotte operaie, sappia includere le nuove figure del lavoro, in particolare i precari e provveda ad istituire un reddito di cittadinanza. Una società dove democrazia e diritti siano concetti centrali e dove le differenze siano valorizzate e colte per quello che sono in realtà: una ricchezza. Potremmo proseguire a lungo ma non volgiamo privare il lettore del gusto della lettura e ci fermiamo qui. Inoltre costa solo 10 euro che vengono devoluti a Sinistra Ecologia Libertà e alle Fabbriche di Nichi...quindi si acquistandolo si compie anche un atto di concreta solidarietà politica.


C’È UN’ITALIA MIGLIORE
IL LIBRO DELLA FABBRICA DI NICHI (ED. FANDANGO)

“La verità è dunque che la disuguaglianza regna sovrana in Italia e quello che doveva essere il compito principale della Repubblica è stato ormai accantonato: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3, comma 2 della Costituzione). E come sempre, è il lavoro a pagare dazio. I lavoratori italiani hanno patito negli ultimi quarant’anni una costante compressione dei loro salari, che negli anni Settanta erano fra i più alti d’Europa. La perdita del potere d’acquisto non è certo stata compensata da un aumento del livello dei servizi, né ha riguardato tutti gli strati sociali della popolazione. Tutt’altro. Negli ultimi anni, come già detto, ben dieci punti di Pil sono passati dalle tasche dei lavoratori ai profitti e alle rendite. Un esempio più chiaro: negli anni Cinquanta, l’allora manager Fiat, Vittorio Valletta, guadagnava 20 volte il reddito della media dei suoi dipendenti; Sergio Marchionne oggi percepisce un reddito 435 volte superiore a quello di un operaio italiano. Questo è il quadro dell’Italia di oggi. Ad aggravare ulteriormente la situazione è intervenuto anche l’inesorabile processo di sostituzione dell’economia reale con una economia meramente finanziaria, che in poco tempo ha negato al lavoro materiale e immateriale il ruolo di elemento cardine della produzione di ricchezza per le comunità, e ha messo al primo posto, la finanza, le transazioni e le operazioni di speculazione borsistica.” (pagine 140-141).
La fabbrica di nichi si fonda sull’autofinanziamento e su contributi volontari, se vuoi aiutarci puoi farlo acquistando questo libro.

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