lunedì 25 luglio 2011

Le ultime dal Cairo, e dalla ri-occupata piazza Tahrir.

Un altro blog che seguiamo spesso, sia per ragioni di lunghissima amicizia personale, sia per ragioni di conoscenza approfondita del mondo arabo, islamico e dell'Egitto in particolare, che, con accento spesso ironico e molto narrativo, (Lia é una scrittrice nata),  la nostra cara Lia ci narra, è il blog: http://www.ilcircolo.net/lia/
Chi ci scrive, l'Egitto lo ha vissuto davvero, lo ama alla follia, lo conosce meglio di moltissimi egiziani stessi e sembra non avere tregua se non quando é lì, in Egitto, ma al Cairo in particolare, città che le è entrata nel cuore e nella pelle. Perciò per un aggiornamento sulla situazione egiziana, visto che in attesa di andare anch'io a vedere con i miei occhi gli eventi, e poter così soddisfare la mia curiosità intellettuale e avere poi molto da raccontare per le presentazioni del mio libro sulla rivoluzione egiziana, riportiamo quanto ci narra, con un sacco di link che sono tutti da seguire, la nostra Lia che si trova in loco, tramite il suo bellissimo sito.



Twitter ed altro a Tahrir

"A Tahrir c’era un sacco di roba, l’altra sera: l’inaugurazione della scuola in piazza, il cinema all’aperto e, prima, quest’esperimento chiamato Tweetnadwa di cui parla anche Paola Caridi qui:
Si tratta di una specie di assemblea di twitters: un palchetto con uno schermo su cui scorrono i twits della gente seduta lì attorno, su appositi lenzuoloni stesi per l’occasione, un moderatore e vari interventi di persone che sono abituata a leggere su Twitters e poi, dal vivo, ti impressionano per come sono giovani.
Molta borghesia cairota, tra questi ragazzi: la piazza è più interclassista, spesso decisamente popolare. In questi incontri, invece, noti un livello socioculturale diverso, e la sensazione di stare assistendo alla crescita della futura classe dirigente egiziana si fa ancora più forte.
Tahrir è comunque, sempre di più, un Egitto in miniatura. Io ho trovato strepitoso questo post di Sandmonkey: il post dell’anno, per quanto mi riguarda. Qui un piccolissimo assaggio, ma il post va letto tutto:
Tutto è iniziato nella zona delle tende, dove dormiamo: la prima notte le tende erano una accanto all’altra, in formazione sparsa. Poi abbiamo cominciato ad avere problemi con la gente che passava: domande indiscrete, occhiate (c’erano ragazze nelle nostre tende, figuratevi…) e occhiolini alle ragazze. Così, il giorno dopo abbiamo cambiato la posizione delle tende, in modo da creare un grosso circolo con uno spazio all’interno per gli ospiti ed un’unica entrata/uscita all’area. Il tutto, per proteggerci dagli sguardi e dalle azioni della stessa gente i cui diritti stavamo difendendo. Così, senza neanche accorgercene, abbiamo creato – noi, gente che considera elitisti e classisti i quartieri residenziali – il nostro involontario quartiere residenziale. E la cosa più tragicamente comica è stata che, nel nostro tentativo di assicurare il passaggio all’area e di controllarne l’accesso, abbiamo pure reso impossibile la fuga nel caso fossimo stati attaccati. Standard di sicurezza egiziani al loro meglio!
Poi sono arrivati i ragazzini di strada. Tre di loro, di 8, 12 e 13 anni. Un giorno sono arrivato e li ho trovati lì con noi, giacché la gente delle tende, in lotta per l’uguaglianza, li aveva fatti entrare ed aveva iniziato a insegnargli cose, a giocare con loro e a condividere i ventilatori, l’ambiente comodo, l’acqua fredda e i succhi e gli snacks. E quando sono arrivate le scorte e abbiamo cominciato ad aprirle e a organizzarle, loro hanno iniziato ad aiutarci, e a ripulire la zona. Alla fine eravamo così a nostro agio in questa dinamica che abbiamo cominciato a rivolgerci a loro quando ci serviva roba da mettere in freddo o dovevamo ripulire la zona delle tende, creando quindi, senza farlo apposta e senza volerlo, qualcosa che somigliava molto allo sfruttamento del lavoro minorile, in cui i ragazzini lavoravano in cambio di cibo, bevande, svago e posto per dormire, il che è economia trickle-down ai suoi livelli più basici: bella cosa, da parte di un gruppo di rivoluzionari e attivisti dei diritti umani [...]
No, ma leggetelo tutto . Sul serio.
A Tahrir, di giorno, ci sono comunque una quarantina di gradi: è un forno, dico sul serio.  Io mi sono già presa un po’ di malanni – dal torcicollo, a furia di passare dal forno all’aria condizionata, a un accenno di attacco di porfiria che sto sconfiggendo bevendo litri di acqua e zucchero. Le successive riflessioni sulla mia scarsissima forma fisica mi hanno fatto capire che ho bisogno di un paio di giorni di tregua al mare. Forse parto domani.
Adesso, invece, vado a cena al Fish Market, confidando in un’improbabile brezza dal Nilo." Lia.
Crediamo che sia davvero un'ottimo articolo da presentare ai lettori di questo blog, e alcuni buoni link per post quasi sempre interessanti: http://www.ilcircolo.net/lia/ ed anche il militante e blogger egiziano ora in Piazza Tahrir:http://www.sandmonkey.org/ (in inglese), e la migliore di tutti in Italia di sicuro, Paola Caridi, con il suo imperdibile  http://invisiblearabs.com/.
A presto per altre novità sull'Egitto
Paolo Gonzaga

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