sabato 16 luglio 2011

Precariato, cambio di paradigma, ruolo dei movimenti e di SEL, verso il reddito di cittadinanza....partendo dal "reddito ad intermittenza"

      
                                                                                                                                                                                                                                            Finalmente negli ultimi anni, ma in particolare ci sembra nell’ultimo anno, stiamo assistendo ad una nuova presa di coscienza delle moltitudini che vivono la condizione del precariato e della flessibilità senza alcuna sicurezza. Le partite Iva, come ha giustamente sottolineato il nostro coordinatore provinciale, Daniele Farina, alle elezioni amministrative recenti si sono rivelate votare principalmente Sinistra Ecologia Libertà, quando un tempo le partite Iva votavano Lega, e questo sottolinea Farina, non perché abbiano cambiato idea, ma perché è cambiata la composizione di classe. In poche parole, con questa frase, coglie i principali cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro e i nodi focali del nuovo paradigma.
La battaglia per i diritti dei precari, degli atipici, delle partite Iva è una questione entrata prepotentemente nell’agenda politica anche istituzionale, e sta prendendo sempre maggior centralità nel dibattito pubblico e sui mass-media. Parole e concetti come “reddito di cittadinanza”, “reddito di esistenza”, “reddito minimo garantito”, “basic income”, “continuità di reddito” o “reddito di intermittenza” come sta proponendo la nostra Cristina Tajani, Assessore al Lavoro della giunta Pisapia  stanno entrando nel vocabolario politico-sociale.
La centralità della questione ci è dimostrata ulteriormente dal fatto che mentre un tempo a parlare di precarietà erano solo i movimenti e le aree  di certa sinistra extraparlamentare, e forse i settori più maturi e avanzati di alcuni partiti della sinistra, oggi perfino il Papa, o l’ex-presidente della Banca d’Italia e ora Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, parlano della precarietà e della necessità di cambiare in qualche modo il sistema economico perché la precarietà non distrugga ogni speranza di futuro. Ma aldilà delle parole di circostanza che possono esprimere politici, banchieri, religiosi ecc. le rivendicazioni di un nuovo welfare, di un reddito minimo, di un reddito garantito, perlomeno come primo passo per chi si ritrova momentaneamente senza reddito o con redditi troppo bassi per vivere (sempre tenendo in mente che ci si deve muovere in un’ottica di allargamento e di affermazione di un diritto e non di una concessione), di una garanzia di continuità di reddito sono oggi rivendicazioni che ricompongono sempre più il mondo del precariato, per sua natura atomizzato e disperso.
Il modello produttivo è cambiato profondamente, siamo passati dal modello fordista  dei grandi agglomerati industriali e dell’operaio massa a quello post-fordista della fabbrica diffusa e della piccola e piccolissima impresa, ma soprattutto del lavoro intellettuale, dei saperi, e comunque lavoro precario e sottopagato. Lo sfruttamento del capitalismo globalizzato sussume interamente la vita dei cittadini 24 ore al giorno e caratterizza l’economia post-fordista, configurando quindi nuovi soggetti lavorativi: lavoratori dell’intelletto, operatori della conoscenza, del terzo settore, o i nuovi paria dei call-center, i vagabondi da un impiego all’altro, i nomadi della precarietà, che già negli anni ’70 alcuni intellettuali marxisti eretici chiamarono “operaio sociale”. Oggi, per rinnovare il linguaggio, potremmo dire “Precario”,  perché il nuovo paradigma sociale e produttivo si basa sulla precarietà, una precarietà che non è solamente situazione lavorativa ma condizione esistenziale. In altre parole potremmo dire che siamo tutti precari! Anche le figure lavorative che si pensavano essere maggiormente garantite,  subiscono un pesante attacco alla loro stabilità lavorativa e ce lo dimostra la vicenda Marchionne con il ritorno della contrattazione separata, delle gabbie salariali, dei licenziamenti di massa…..) .
Come abbiamo avuto modo di vedere  Il tramonto della centralità dell’”operaio-massa” segna l’inizio di un nuovo paradigma produttivo in cui l’”operaio-sociale”, il “precario” diventa soggetto centrale dello sfruttamento capitalista e neo-liberista. 
Con tutte le critiche che si possono fare alla Cgil di ieri e di oggi, (soprattutto in questa ultima fase in cui la Camusso ha praticamente abbandonato la Fiom), c’è il merito invece di aver capito l’importanza della questione precaria e di star lavorando al fine di costituire una nuova consapevolezza precaria, con organizzazioni indipendenti che la Cgil poi sponsorizza in vari modi, come nel caso dei giovani di “Non più disposti a tutto” e le manifestazioni in tutta Italia per questo soggetto sociale ancora disunito e disorganizzato ma che sta muovendo i suoi primi passi come soggetto sociale collettivo. Molto ha contribuito a portare avanti questa discussione sul precariato: a partire dal lavoro della rete di San Precario, ben più profondo e radicato negli anni rispetto probabilmente ad ogni altra realtà, ma anche il lavoro compiuto dal circolo di Sinistra Ecologia Libertà del Leoncavallo, così come il lavoro che anche il Centro Sociale Leoncavallo stesso ha svolto da anni, come realtà politica autonoma, assieme ad altri centri sociali o luoghi e realtà con una storia politica molto simile. Il cartello delle realtà antagoniste del Nordest, che in larga parte appoggiano SEL ed hanno instaurato un fecondo rapporto con il nostro Nichi.
Nichi  Vendola ha più volte sottolineato l’importanza di questa battaglia, che afferma giustamente Nichi, non può però togliere diritti ai più anziani e darne un po’ di più ai più giovani come vorrebbero in Confindustria, alcune destre (e Ichino e qualcun altro nel Pd) ma per rivendicare un nuovo welfare  che risponda ai nuovi bisogni,  alle nuove lotte, al cambiamento di paradigma.
Se Sinistra Ecologia Libertà saprà rendere questa battaglia visibile e caratterizzarsi sia come parte attiva che lotta dentro ai movimenti, sia come “sponda istituzionale” per i movimenti sociali che si battono per un nuovo welfare e contro la precarietà (così come sulle mille altre tematiche portate avanti dalla società civile più illuminata, SEL deve acquisire quella capacità di essere dentro ai movimenti, in mezzo e insieme alle realtà e alle singolarità che lottano, portando poi queste istanze nel campo legislativo e facendo sì che si traducano in legge ), assolverà ad un compito essenziale, che nessuna forza politica ha svolto fin’ora con convinzione. SEL come progetto di ricostruzione di una nuova sinistra che sappia affrontare le sfide del XXI secolo, è stata l’unica forza politica a dare la giusta centralità alla lotta alla precarietà, facendosi interprete delle rivendicazioni nel mondo del precariato, soprattutto tra le figure del precariato intellettuale.
Le parole d’ordine/rivendicazioni con cui scardinare la cassaforte neo-liberista  devono essere quella di un nuovo welfare, inclusivo e adatto ai nuovi bisogni e il reddito di cittadinanza, che deve rimanere la rivendicazione comune a cui aspirare: la sicurezza sociale, la fine di ogni ricattabilità e di giochi al ribasso da parte degli imprenditori, il tempo e il denaro come beni da redistribuire….
Iniziamo con un “reddito di intermittenza” come dice Cristina Tajani parlando di Milano, per poi allargare , la sfera dei beneficiari della misura, fino a che ogni persona possa usufruire di un basic income (per arrivarci  ci sarà da battersi ancora a lungo) incondizionato. In ogni caso, è necessario che SEL si impegni con convinzione e determinazione per realizzare quella proposta che già da tempo il suo leader Nichi Vendola, ha anticipato, tra i primi in Italia, sul sussidio o comunque una forma di reddito per chi non ha più un lavoro.
Perché la crisi economico-finanziaria che ci sta investendo non provochi reazioni sbagliate, magari in senso xenofobo e di guerra tra poveri, l’allargamento e il potenziamento del welfare sembra diventare elemento sempre più essenziale. Per un nuovo welfare, per i beni comuni, per il reddito di intermittenza e per il reddito di cittadinanza. A Sinistra Ecologia Libertà spetta un compito assai importante e gravoso, ma che potrebbe aprire nuove prospettive per una nuova “comunarderia” del XXI secolo.
Paolo Gonzaga




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